Botta e risposta con…Massimo Manara



?Intervista con
Massimo Manara
Medico Sociale AC Milan

a cura di Massimo Padula

?In questi ultimi 7, 8 anni ho avuto modo di approfondire la conoscenza di Massimo Manara. Medico Sociale dal 1992 e Responsabile Medico del Parma Calcio dal 1998 , sei anche Stato Docente presso la Scuola di Fisioterapia dell’Università di Parma e adesso sei Professore a contratto presso la Facoltà di Medicina e Chirurgia della stessa Università, oltre che collaboratore e consulente scientifico della nostra testata.
Vorrei ricordare anche le tue numerose pubblicazioni scientifiche e i tuoi interventi a vari Congressi e Convegni, corsi formativi, sempre molto precisi, interessanti e, a mio modesto avviso, carichi di “appeal”! (che in certi argomenti della Medicina, non guasta!) Questa non vuole essere una sviolinata, è solo per sottolineare il valore che avranno le tue risposte e i tuoi commenti alle domande che mi accingo a sottoporti. Vorrei affrontare il problema degli infortuni, sia in altre discipline (vedi olimpiadi) che nel calcio, oggi il binomio trauma e sport è sempre più frequente nelle cronache sportive.

?Massimo Manara con Filippo Inzaghi


Ahime si! Come medico sportivo forse dovrei dire meglio, visto che più ci si fa male più lavoro c’è per la nostra categoria, ma purtroppo un infortunio all’interno di un team sportivo è vissuto il più delle volte come un grave lutto con tutte le sue conseguenze.

Infortuni, quali i traumi, hanno colpito recentemente vari giocatori di calcio professionisti, come, ad esempio, nell’ultima partite della Nazionale.

Non parlarmene! Se tu pensi che un mio giocatore ha riportato un trauma con una lesione tipica di un motociclista ti fa capire come ormai tutto può accadere. E la lettura di un infortunio non deve essere sempre semplicistica ma deve tener conto di tutti gli eventi che possono averlo determinato

Viene naturale chiedersi come possano accadere ancora tali eventi nonostante l’alto livello dei preparatori atletici, dello staff medico e dell’atleta stesso.

Come ti ho detto prima diventa importante una corretta valutazione dell’infortunio (come, dove, quando, quale muscolo o distretto, etc.) per cercare di ottenere la miglior e se possibile la più veloce guarigione ma soprattutto per cercare di migliorare la prevenzione

Quali sono le cause più frequenti dei traumi nel calcio sia in campo che durante gli allenamenti?

Ormai una delle componenti maggiori è rappresentata dall’aggresività del gioco sia in partita che in allenamento e tutto ciò porta ad un maggior impegno muscolare e a contatti fisici ad alto impatto

Sempre riferendomi al binomio trauma e sport… quando un calciatore professionista si infortuna, si suppone venga sottoposto non solo a fisioterapia ma anche a terapie farmacologiche.

Ad oggi la “farmacia” rimane il primo rimedio per un medico nei confronti di un trauma, anche se devo ammettere che le nuove frontiere della medicina sportiva stanno portando ad un minor utilizzo dei farmaci.

Quanto è importante la terapia fisica riabilitativa?

Tantissimo! Già ti accennavo prima alle nuove frontiere e nell’ambito fisioterapico si è sempre in continuo movimento alla ricerca di metodiche atte a curare al meglio l’atleta come nel caso del tapingneuromuscolare che ha fatto scalpore alle ultime olimpiadi, inoltre devi tener conto che le Scuole di Fisioterapia stanno producendo ottimi giovani di grande professionalità pronti al recupero degli infortunati. Non si deve pensare però che più fisioterapia si fa meglio si guarisce, bisogna invece avere dei bravi fisioterapisti, come quelli del nostro staff, che abbiano la migliore preparazione e le migliori conoscenze nell’ambito riabilitativo anche perché per far dei danni basta poco.

Quali sono i protocolli terapeutici farmacologici a cui si fa più frequentemente ricorso, com ad esempio la terapia topica, sistemica... ?

Un po’ di tutto quello che hai detto anche se si cerca di utilizzare al massimo i prodotti topici o le terapie che ne permettono l’uso locale come l’ultrasuono e la ionoforesi per fare in modo che il farmaco agisca il più possibile in loco e con effetti collaterali ai minimi termini.

?Massimo Manara a bordo campo.

 

La domanda precedente non era casuale; era finalizzata a quest’altra, certamente più complessa ed insinuante: come si può conciliare la terapia farmacologica dell’atleta con il doping?

Non fare anche tu della confusione. Allo stato attuale ti ricordo che gli atleti, costretti per patologie accertate ad utilizzare farmaci vietati, possono tranquillamente gareggiare, l’importante è attenersi alle regole emanate dalla Wada ( World Antidoping Agency) che ormai sono riconosciute a livello mondiale da tutti gli organismi sportivi. Seguire le regole è la cosa più importante per non sbagliare, se poi un libero cittadino vuole ricorrere al doping proprio perché è libero può fare quello che vuole ma deve trovare un medico disposto a prescrivere farmaci “particolari”.

 

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