L'intervista a...
?Stefano Della Villa
?Per chi ancora non lo conoscesse, Isokinetic è uno dei gruppi di riferimento nel panorama internazionale della riabilitazione ortopedica e sportiva. Nelle sette sedi italiane, lavorano più
di cento medici e rieducatori che si prendono cura mediamente di diecimila pazienti all’anno, affiancando inoltre un intenso lavoro di ricerca all’attività clinica. L'autorevolezza e la forza dell'innovazione si ritrova nella scelta strategica di aver posto al centro del sistema il “Centro Studi Isokinetic”, una struttura in grado di analizzare le casistiche e mettere a punto protocolli di lavoro e di ricerca, che vengono presentati ogni anno presso i più importanti congressi nazionali e internazionali.
Per questi motivi il congresso Isokinetic, giunto quest'anno alla sua ventesima edizione, è ritenuto oggi un punto di riferimento internazionale per la riabilitazione sportiva. Fondatore e Presidente
è il dottor Stefano Della Villa, leader riconosciuto del Gruppo, che oggi incontriamo per la consueta chiacchierata per la presentazione del razionale di questo prossimo Congresso
?Dr. Della Villa, quest'anno ricorre il ventesimo Congresso Isokinetic che sarà dedicato alla salute del Calciatore.
Può illustrarci i motivi che hanno portato a questa scelta?
Essenzialmente perché il calcio è lo sport più popolare al mondo e di conseguenza porre maggiore attenzione nella prevenzione e nella gestione degli infortuni ha una maggiore ricaduta sociale: sono circa 265 milioni i giocatori nel mondo e la loro salute è una precisa responsabilità della medicina del calcio.
Il Comitato Medico della FIFA ha invitato il nostro gruppo, come membro dei centri medici di eccellenza riconosciuti dalla FIFA, a implementare il concetto di “Calcio per la salute” e a promuovere la ricerca e gli appuntamenti scientifici nel nostro Paese. Per noi è un onore poter realizzare questo stimolo, dedicando esclusivamente al calcio l'edizione speciale del ventennale del Congresso Internazionale di Riabilitazione e Traumatologia dello Sport, con l'invito a tutti di portare il loro contributo originale.
Dr. Della Villa, se è vero che il calcio è uno sport diffuso soprattutto tra i giovani, come si può tutelare la salute dei giovani calciatori?
Gestire la salute dell'atleta ha un significato molto ampio che coinvolge anche i genitori e non solo il medico sociale; infatti è importante sensibilizzare i genitori sulla importanza di una corretta gestione dell'attività sportiva sia in termini di educazione allo sport del giovane sia in termini di prevenzione degli infortuni.
Questo è un punto importante perché un infortunio in giovane età ha ripercussioni su tutto il futuro sportivo del giovane atleta. Inoltre chi inizia da giovane a fare esercizi di prevenzione li farà tutta la vita: Pavel Nedved, uno dei giocatori che meno si è infortunato in carriera, mi ha confidato che sin da ragazzo ha compreso questo aspetto, dando poi continuità fino al giorno del suo ritiro. I risultati sono lì, sotto gli occhi di tutti: una carriera formidabile senza infortuni. Non è un caso che la FIFA abbia scelto lui come testimonial del programma di prevenzione 11+. Pavel è l’esempio ma il concetto che deve rimanere è semplice: se educhi i giovani lavori sul futuro.
Il calcio è stato descritto come uno “sport di collisione” dovuto alla sua natura fisica; altri affermano invece che molti degli infortuni non sono dovuti a contatto diretto, ma ad altre cause quali i sovraccarichi e le eccessive sollecitazioni.
Dr. Della Villa quale è la sua opinione in merito?
Esistono in letteratura molti studi che dimostrano che esistono spesso diverse concause, quindi rispondere direttamente alla sua domanda in poche parole non è possibile. Più semplice è dire cosa è stato fatto dalla sezione medica FIFA per controllare i rischi. Il primo passo è stato pretendere il cartellino rosso per tutti gli interventi effettuati da tergo, quando il giocatore non può reagire allo stimolo lesivo, e per tutti i colpi di testa effettuati con gomito alto.
Queste due decisioni hanno ridotto in modo considerevole i traumi diretti più gravi come le fratture e le concussioni. Riguardo ai traumi indiretti è stato messo a punto dal centro ricerche FIFA il sistema di prevenzione 11+, un mix di esercizi che lavora su forza, flessibilità e controllo propriocettivo, per un totale di venti minuti da effettuare prima di ogni allenamento.
Il programma è stato testato dai ricercatori dell’Oslo Trauma Center su un’ampia popolazione e i risultati sono stati pubblicati sul BJSM, dimostrando che c’è un calo compreso tra il 20% e il 30% nei diversi tipi di trauma. Il programma è semplice, intelligente ed efficace, ma metterlo in pratica a mio avviso sarà molto difficile.
Si dovranno educare allenatori, giocatori e preparatori e per questo ritengo che la chiave sia partire dai giovani.
Spesso anche gli adulti “maturi” praticano il calcio: ritiene che si possa gestire e pianificare un programma di allenamento per la prevenzione degli infortuni negli atleti non più giovani?
Rispondere a questa domanda richiede un atto di profonda onestà perché io sono personalmente un esempio di questa categoria. Per noi “atleti maturi” la difficoltà maggiore è mettere in equilibrio lavoro, sport e famiglia. La mia personale esperienza è che mi sento meglio e rischio meno quando sono ben allenato sul piano aerobico (significa che oltre alla mia partitella del sabato corro almeno un’oretta un paio di volte alla settimana ad una frequenza corrispondente alla mia soglia di 155 battiti al minuto). Se non hai questa base aerobica e sei un po’ sovrappeso, con i muscoli e i riflessi che con gli anni sono meno efficaci, il rischio di farti male aumenta considerevolmente
Tra gli argomenti “topics” del congresso si parlerà anche di lesioni cartilaginee nel giovane calciatore: può brevemente anticiparci quali nuove acquisizioni scientifiche verranno illustrate?
La cartilagine è ormai da anni il tessuto sul quale ho concentrato la mia personale attività di ricerca e sono felice di poter dire che sono stati fatti importantissimi passi avanti. Si è verificato un insieme di situazioni favorevoli: lo sviluppo delle biotecnologie e dei tessuti ingegnerizzati, il miglioramento delle tecniche chirurgiche e una crescita notevole della capacità di condurre la riabilitazione post operatoria, coniugando la necessità di dare stimoli progressivi con quella di proteggere i tessuti in via di guarigione.
Con una punta di orgoglio vorrei anche aggiungere che i chirurghi ortopedici italiani in questo settore sono stati d’esempio e di stimolo per tutto il modo.
Nel programma del Congresso ci saranno contributi importanti da questo punto di vista e un aggiornamento necessario, vista la velocità con la quale si stanno sviluppando nuove soluzioni.
Ora non aggiungo altro, perché non voglio portare via il lavoro ai relatori.
Grazie dell’intervista e appuntamento al Congresso. ?
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