Importanza della valutazione della composizione
corporea nei calciatori
C. Orlandi
Consulente nutrizionale AC Siena Calcio; Consulente nutrizionale Nazionali Italiane Judo - Lotta; Pesistica; Pugilato;
Responsabile Nutrizione - Fondazione Salus, Avezzano (AQ); Università Tor Vergata - Roma; Università L’Aquila
La valutazione della composizione corporea viene sempre più utilizzata per una grande varietà di applicazioni e ricerche cliniche in particolare nei campi della nutrizione, del fitness e dell’aging. Atleti professionisti che si specializzano in una determinata pratica sportiva possono incorrere in alcuni rischi dovuti all’elevato grado di intensità dell’allenamento. Uno dei metodi da utilizzare assolutamente per il monitoraggio dello stato di benessere dell’atleta è la misurazione della composizione corporea, utilizzabile, tra l’altro, come specchio fedele di un corretto stato nutrizionale.
Sono diversi i modelli di composizione del corpo umano proposti dalle varie scuole nutrizionali, in linea di massima è universalmente accettato il modello multi compartimentale (20), basato su cinque compartimenti, anche se può essere sufficiente la classificazione fondamentale in 2 soli compartimenti (Tabella 1).
Risulta intuitivo quanto sia importante avere la possibilità di misurare la massa grassa e quella magra per poter definire esattamente lo stato di forma di un atleta, per avere, inoltre, la capacità di intervenire in modo mirato allo scopo, eventualmente, di aumentare la massa magra e diminuire la massa grassa. Sono stati definiti i criteri di valutazione degli atleti sulla scorta di percentuali di massa grassa e con indici di valutazione che tengono conto di parametri derivati da diverse tecniche.
Il rapporto tra massa grassa e massa magra diventa davvero importante per atleti che si impegnano in discipline ad elevato impegno atletico ed importante livello agonistico: si deve sempre verificare che le restrizioni dietetiche, soprattutto in atleti di alto livello, causino un calo di massa grassa e non di massa magra e di acqua, per cui si capisce quanto sia importante una misurazione della composizione corporea più precisa possibile.
Attualmente le metodiche più usate sono la BIA (Bioimpedenziometria) e la DXA(20).
L’esame dell’impedenza biometria (BIA) sfrutta il diverso comportamento, misurabile, del comparto extracellulare e di quello intracellulare al passaggio di una corrente elettrica alternata. Questi valori, espressi come impedenza, reattanza ed angolo di fase, entrano a far parte di diverse formule matematiche in grado di determinare il valore dell’ acqua totale corporea (TBW) scomposta nelle 2 forme di acqua extracellulare (ECW) ed intracellulare (ICW), inoltre si può calcolare la fondamentale (in particolare per un’atleta) quantità di “massa cellulare attiva” (BCM).
DXA (Dual Energy X ray Assessement), è una tecnica con cui, utilizzando l’emissione a 2 livelli energetici di fasci di raggi X a bassissima dose di radiazioni, si possono misurare delle “attenuazioni” proporzionali alla composizione (massa grassa e massa magra) del soggetto ed ottenere, addirittura, la composizione corporea segmentale, cioè dei singoli distretti. La scansione viene eseguita in tempi relativamente brevi, il che, unitamente alla bassissima dose di radiazioni, la rende particolarmente adatta per gli atleti di tutte le età.
I valori misurati con metodica DXA per la massa ossea, massa alipidica e massa lipidica sono stati comparati con misure effettuate con altre tecniche. L’errore di tale metodica è stato valutato intorno al 3-4%, con la vecchia metodica, per la masse lipidica, leggermente inferiore per la massa magra e contenuto minerale osseo, e questa % dipende prevalentemente da stati di alterata idratazione e dallo spessore antero-posteriore corporeo; recenti sostanziali modifiche (tecnologia “iDXA”, GE) hanno notevolmente incrementato la velocità di scansione (4-5 minuti circa) oltre che, soprattutto, nettamente migliorato la precisione, attestandosi ad un errore calcolato intorno all’ 1%, con valori inferiori nella valutazione del tessuto magro e nella densità ossea (21, 22, 23) ma rimanendo sempre all’ 1% circa nella valutazione della massa lipidica settoriale e totale.
La DXA consente una suddivisione della composizione corporea tricompartimentale:
Massa grassa |
peso
totale
corporeo |
Tessuto magro |
Contenuto minerale osseo |
Il vantaggio ulteriore sta nella capacità di valutazione del tessuto magro privato del contenuto minerale osseo, quindi, in buona sostanza, alla possibilità di valutare il muscolo localmente e selettivamente oltre che, soprattutto nella versione recente della iDXA-GE, dalla velocità della valutazione.
Il successo di queste tecniche dipende dalla standardizzazione delle metodiche, dall’accessibilità dei costi e, nel caso della BIA, dai recenti progressi tecnologici ed anche dalle acquisizioni recenti che hanno ulteriormente limitato, in termini di attendibilità, l’utilizzazione di altre tecniche di valutazione della composizione corporea in particolare della plicometria ed in particolar modo negli atleti (1). Nella fattispecie ormai la DXA ha assunto la posizione di tecnica di riferimento nella valutazione della composizione corporea, tecnica che quindi funge da termine di confronto nello studio di altre tecniche sia in soggetti giovani che adulti o anziani, sportivi e sedentari, sani e malati, specie e razza (2), con la possibilità di integrare con altre valutazioni di altre tecniche allo scopo di completare il quadro nutrizionale (ad es. la BIA).
Perché la DXA nel calcio?
Abbiamo accennato all’importanza
della valutazione del rapporto massa magra/massa grassa nell’atleta in genere, fenomeno facilmente comprensibile alla luce dei lavori basati sul raggiungimento di un ottimale rapporto peso/potenza in termini di miglioramenti prestazionali. Risulta evidente quindi che la valutazione della composizione corporea, tra le altre valutazioni, occupa un ruolo di primo piano nell’inquadramento globale, e questo è vero sin dai “primi calci”. Diversi autori esprimono la necessità di valutare sin dall’inizio i giovani calciatori inquadrandoli innanzitutto dal punto di vista fisico con test atletici e valutazione della composizione corporea (3) addirittura prefigurando una maggiore possibilità di successo nella carriera di calciatore per i “più talentuosi”, comprendendo coloro che presentano un miglior rapporto massa magra/massa grassa ed integrando valutazioni del profilo atletico, tecnico, nutrizionale e psicologico allo scopo di selezionare i ragazzi
“più dotati”(4). Sempre nei giovanni atleti l’uso della DXA ha consentito di stabilire che se attentamente controllati i giovani atleti musulmani durante il periodo del Ramadan non presentato particolari cali del rendimento derivati da riduzioni nutrizionali (5).
Quindi alla luce di queste conoscenze diversi autori propendono per una valutazione di base del baby atleta che comprenda diversi test di svariatissima origine e cioè atletica, culturale, nutrizionale, psicologica e neuroendocrina (6, 7), al punto da considerare come “olistica” la valutazione in grado di prevedere il talento del giovane calciatore (8).
Con un lavoro molto originale è stato notato, dalla valutazione della composizione corporea con DXA effettuata di routine, che molti giovani atleti di diverse discipline (calcio, tennis, basket, baseball, golf, football, runners, pallavolo, etc.) presentano un diverso sviluppo della densità ossea in particolare degli arti superiori causata dalla pratica sportiva. Quindi una ricognizione della densità degli arti controlaterali comporta sicuramente la possibilità di intervenire precocemente allo scopo di correggere una disarmonia che sicuramente sarà di ostacolo nello sviluppo dell’atleta, e quindi delle relative prestazioni, e dell’essere umano (9).
Ulteriore motivo per cui è fondamentale la valutazione di base della composizione corporea sta nel risultato di alcuni lavori secondo i quali i calciatori che si presentano al momento del raduno di inizio stagione con un buon stato di fitness, compreso un buon rapporto massa magra/massa grassa, sin dal primo giorno, che pertanto sono riusciti a seguire un piano di blando allenamento proposto per le vacanze, sono tra coloro che nel proseguio del campionato hanno avuto le migliori performances e che riescono a mantenere e, frequentemente, migliorare più facilmente lo stato di fitness per tutta la stagione (10, 11), ma a condizione, ripeto, di presentarsi in uno stato già buono come valutato anche dall’analisi DXA.
A questo proposito abbiamo sviluppato all’interno della struttura multidisciplinare integrata BODYTECH, coordinata dal Prof. Giorgio D’Urbano, uno schema di trattamento integrato nutrizionale-atletico sugli atleti della società di calcio AC Siena con un progetto di lavoro che prevede che le misurazioni e le valutazioni siano da espletare in concomitanza e ad integrazione della valutazione funzionale e dei test biochimici di laboratorio. Le misurazioni previste sono:
Misurazioni antropometriche
• Statura
• Peso
• Circonferenze vita, fianchi, braccio non dominante, gamba non dominante
DXA
• DXA
• BIA
Dalle suddette misurazioni si giunge alla determinazione dei seguenti indici di valutazione:
• Indice di muscolarità = tessuto magro DXA/statura
• BCMI = BCM da BIA/statura
• Indice di forma = BCM da BIA/tessuto magro x 100
• Angolo di fase = valore da BIA
L’analisi delle valutazioni di cui sopra porterà alla classificazione di base degli atleti in 2 gruppi fondamentali:
1. Atleti in uno stato di forma già buono (F1)
2. Atleti in uno stato di forma da corregere (F2)
Il gruppo di atleti F1 potrà seguire immediatamente un programma di lavoro tendente al miglioramento prestativo come de indicazioni dello staff di preparatori atletici.
Il gruppo di atleti F2 dovrà seguire prima un programma di rimessa in forma con programma di lavoro separato e con allestimento individuale di piano alimentare. Al raggiungimento dello stato di forma prefissato gli atleti del gruppo F2 si riuniranno al piano di lavoro programmato per gli F1. (Figura 3)
Il risultati immediato di questo progetto, i cui dati sono comunque ancora da sviluppare, hanno consentito di mantenere una stato di forma costante nella stagione congiuntamente ad una riduzione dell’entità e numero degli infortuni.
Dagli studi che si susseguono è interessante notare che i calciatori, ormai stabilito il range in termini di % di massa grassa all’interno del quale devono stare i top-level e cioè tra l’8 ed il 12 % i maschi, 16 - 24 % le femmine (12), sono stati suddivisi in relazione al ruolo a sua volta correlato a precisi dati di composizione corporea (13).
Le differenze riscontrate sono appena accennate ma comunque significative, con leggera prevalenza di massa grassa nei centrocampisti, minima differenza tra difensori ed attaccanti; dato interessante il fatto che la massa grassa nei calciatori aumenta sensibilmente con l’età contrariamente al controllo (non atleti), fondamentale quindi nel valutare il mantenimento di uno stato ottimale di forma negli anni. Sicuramente la specificità del ruolo comporta un adattamento atletico a tale specificità da condizionare la composizione corporea (14).
In un recente lavoro gli autori hanno potuto stabilire che un periodo di intenso e specifico allenamento nei calciatori ha prodotto una serie di miglioramenti prestativi legati alla catena cinetica del fitness, cioè sono migliorate tutte le condizioni che identificano lo stato di buona forma (15), in particolar modo la composizione corporea che diventa quindi specchio fedele di un miglioramento da monitorare costantemente perché la prestazione viene pesantemente condizionata, soprattutto a lungo termine, se non tutti i parametri migliorano contemporaneamente. Un altro recentissimo lavoro esamina, attraverso la tecnica della “match analisys”, i momenti del calo prestativo (comparsa della “fatica”) e questi sono messi in correlazione, ruolo per ruolo, analizzando anche le specificità del ruolo (ad es. difensori laterali e difensori centrali, centrocampisti laterali e centrocampisti centrali, etc.) (16): da questo lavoro emerge che i cali prestativi intervengono prima in quei ruoli che sono occupati da quei calciatori che, nei lavori precedenti, risultano leggermente “più grassi”, condizione che non ha nulla a che vedere con i “più pesanti”.
Fa ormai parte del pensare comune che intervengono diverse caratteristiche fisiologiche in grado di determinare la prestazione quali-quantitativa del calciatore a lungo termine come può essere una intera stagione; in un interessante lavoro che ha tenuto sotto controllo i calciatori del campionato greco queste sono risultate essere body fat (%), running velocity at the LT, peak torque of knee extensors and vertical jump ability: tutte insieme, affermano gli autori, condizionano pesantemente il rendimento nell’intero campionato di calcio (17).
Vorrei chiudere questo mio breve esame delle situazioni che rendono assolutamente necessario il ricorso alla valutazione della composizione corporea mediante DXA ricordando in ultimo, ma non per importanza, che è fondamentale rispettare, con la corretta alimentazione, le necessità energetiche dei calciatori, considerato che non sempre avviene, anzi, come riportato in moltissimi lavori, i calciatori ed anche, purtroppo, moltissimi componenti lo staff tecnico ritengono che una restrizione calorica faccia sempre bene nella gestione globale dell’atleta (18, 7), situazione invece sovente foriera di condizioni cataboliche negative.
Ancora un particolare accento, in questi lavori, viene posto sulla necessità di una corretta alimentazione e, in particolare, idratazione. Lo sviluppo di altre tecniche di valutazione della composizione corporea (BIA) ha consentito di integrare i parametri valutati ed ottenere così una informazione maggiore che consente un monitoraggio dell’atleta sicuramente più completo ed anche predittivo della capacità di performance dello stesso (19), come peraltro abbiamo avuto modo di constatare nel progetto di lavoro condotto con la BODYTECH su citato.
Sono ancora molti gli studi da compiere riguardo il tema esposto e diversi i campi ancora da esplorare come quello della prevenzione degli infortuni drammaticamente condizionanti la prestazione di un calciatore, ma i prepotenti progressi ottenuti in questi recenti tempi lasciano ben sperare soprattutto grazie all’azione congiunta delle diverse competenze dello staff sanitario.
Concludiamo lanciando un monito che è anche una richiesta: fare in modo che ogni staff delle più importanti società di calcio in Italia possa contribuire alla maggiore conoscenza delle capacità fisiologiche degli atleti consentendo la pubblicazione dei dati necessari per lo sviluppo di questi studi. ■
Bibliografia
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