Andamento epidemiologico
statistico dei traumi nella pallamano Europea
Pasquale
Tamburrino*, Rosario D’Onofrio°, Vincenzo
Manzi
* Medico della Nazionale Italiana di Pallamano
° Università degli Studi di Roma “Tor Vergata”
Introduzione
La pallamano è classificata come uno sport di squadra
ad impegno aerobico-anaerobico alternato con una attività metabolica
a carico principalmente del sistema anaerobico-alattacido.
Nell’esprimere la propria complessa, gestualità motoria,
al giocatore di pallamano vengono richieste un elevato
impegno delle masse muscolari e alti livello di forza distrettuale.
(1)
L’handball è un sport veloce, esplosivo, dove
di fatto un’atleta durante un incontro effettua numerosi
cambi di direzione, di ritmo, salti, oltre che tiri in
elevazione ed in tuffo.
Lo “scontro” fisico o meglio il contatto-contrasto
si sussegue con una frequenza altissima, durante lo svolgimento
delle fasi offensive e difensive del gioco. Da qui, si
evince, che il rischio di eventi traumatici a carico dell’apparato
osteo-mio-articolare è alto ed inevitabile.
L’obiettivo di questo lavoro è quello di scandagliare
la letteratura esistente sulla traumatologia nell’handball
e proporre una rassegna dei più importanti lavori
internazionali, al fine di identificarne i fattori di rischio
e le lesioni più frequenti durante l’attività agonistica.
Indagine epidemiologica nella Pallamano / Handball Europea
Già nel 1988 la pallamano fu oggetto di studio da
parte di Nielsen AB, Yde J., (2). L’incidenza delle
lesioni, riscontrabili su 221 giocatori di handball, risultava
essere 4,6/1000 ore di allenamento e 11,4/1000 ore di gara.
I traumi all’arto superiore erano il 41% del totale,
all’interno del quale il 21% ricollegabili a lesioni
delle dita.
Le distorsioni della caviglia rappresentano il danno più frequente
con il 33%, con le patologie da overuse ancorate intorno
al 18%.
Il rischio di “reinjury” rimane molto alto
nella pallamano; come negli altri sport, esse sono riscontrabili,
in percentuale, intorno al 32%.
Il meccanismo principe di lesione, secondo gli autori,
resta il contatto/contrasto e questo è una situazione
di gioco che si verifica soprattutto durante il tiro (31%
delle lesioni).
Errori tecnici durante la ricezione della palla, sono il
meccanismo traumatico primario per la maggior parte degli
eventi lesivi a carico delle articolazioni metacarpofalangee
e interfalangee. Dopo gli eventi lesivi il 73% dei giocatori
infortunati risultano essere assenti dagli allenamenti
e dalle gare per più di 1 settimana.
Il 41% dei giocatori di pallamano, non arrivano ad una
guarigione clinica e sportiva soddisfacente avendo “problemi” fino
al termine ed oltre della stagione. Il 40 %, degli atleti
ricorre a cure e trattamenti, non professionali.
È possibile riscontrare una patologia cronica della
cerniera lombo sacrale soprattutto negli atleti over 28
anni.
In un recente lavoro Tamburrino P. e D’onofrio R.
(17) sul campionato 2003/2004 di serie A1 di pallamano
maschile, hanno studiato un campione di 90 giocatori, appartenenti
a 6 squadre.
La ricerca epidemiologica ha evidenziato per l’arto
superiore che le patologie flogistico/degenerative sono
legate alla ripetitività del gesto tecnico di tiro
che crea un’over stress a carico dell’apparato
muscolo - tendineo della spalla in particolar modo del
sovraspinoso e del capo lungo del bicipite brachiale.
Per la mano gli eventi distorsivi sono legati soprattutto
per una cattiva ricezione della palla, a cadute sul terreno
di gioco durante le acrobazie, o a “blocchi del braccio” dei
difensori durante la fase di tiro/passaggio.
A carico dell’arto inferiore sono state annoverate
patologie da overuse come il jumpe’s knee. (Fig 1
presente nel 41% dei casi riscontrati.) Questo è riferibile
ai diversificati fondi del terreno di gioco: risulta evidente
che la conformità dei terreni di gioco elastici
naturali (parquet) costituiscono strutture assorbenti le
quali tendono a ridurre al massimo “i traumi da contraccolpo”.

Gli autori hanno comunque statisticamente riscontrato,
ai vertici della piramide traumatologica nella pallamano
italiana, le contusioni e i traumi distorsivi della tibio
tarsica (il 73% di tutte le distorsioni) (Fig 2) con un
picco massimo raggiunto durante gli allenamenti (58%) (Fig
3) e riscontrate senza nessuna protezione preventiva (Fig
4).Nella pallamano i traumi contusivi
(Fig 5)

sono statisticamente
evidenziabili in tutti i giocatori indipendentemente dal
ruolo che essi ricoprono in campo. Esse sono nel 48% a
carico della coscia, in particolar modo del quadricipite.
La contusione al quadricipite si verifica nel corso delle
varie forme di difese, la cui impenetrabilità tattica
costringe gli attaccanti a ricercare, dalla linea dei 6-9
metri, il tiro da fuori o in sospensione, in elevazione
e in salto. Questo modello funzionale di gioco comporta
soprattutto nella fase di atterraggio, un contatto tra
coscia del difensore e il ginocchio dell’attaccante
con un evento contusivo consequenziale.
Il programma riabilitativo funzionale per il ritorno allo
sport agonistico attuato non si discosta da quello degli
altri sport di salto e da i molti presenti in letteratura
(19) (Fig 6).

È chiaro che un trattamento “funzionale” dopo
trauma distorsivo della tibio-tarsica, salvaguardia la
propriocettività, esaltandone l’importanza
spesso trascurata che essa ha sul controllo neuromuscolare
di un’articolazione così fondamentale
in uno sport di salto come la pallamano.
La studio effettuato sui giocatori di una squadra di
A1 di handball (17) ha evidenziato che gli atleti che
incorrevano in traumi distorsivi della tibio - tarsica,
durante il campionato, erano quelli che nello screening
posturale effettuato nella fase di pre-season, presentavano
deficit della flessibilità del gastrosoleo.
Una riduzione dell’attività, in termini di
flessibilità e di forza del gastrocnemio e del soleo,
può essere il fattore predisponente per ulteriori
lesioni della tibio-tarsica e successive alterazioni
posturali ascendenti compensative.
Zakas A. (22) a proposito di flessibilità, afferma
che esercizi di stretching inseriti nel warm -up prima
della gara/e allenamento hanno un transfert positivo sulla
flessibilità e sul range of motion dell’arto
inferiore in giocatori junior di pallamano.
È nota l’importanza dell’attività muscolare
del gastrocnemio e del soleo sulla caviglia durante, ad
esempio l’esecuzione dello squat, uno degli esercizi
in catena cinetica chiusa più usati per lo sviluppo
della forza dagli atleti.
L’impegno muscolare del gastrocnemio aumenta con
l’aumentare della flessione del ginocchio e decresce
con l’estensione (21).
Il picco dell’attività muscolare del gastrocnemio è collocata
in un range tra i 60° e 90° di flessione del
ginocchio (20).
Un accorciamento del tibiale anteriore può causare
una diminuzione della flessione plantare, mentre viceversa
una tensione del gastrocnemio e del soleo può contribuire
ad una tensione eccessiva del tibiale anteriore.
In questo gioco di equilibri diventa importante la
normalizzazione articolare delle catene muscolari e
dell’intera catena
cinetica dell’arto inferiore.
Il controllo neuromuscolare dell’articolazione tibio-tarsica è legata
ad un’ottimale attività muscolare.
La letteratura suggerisce training propriocettivi atti
a stimolare una più rapida e veloce risposta muscolare
al fine di ottimizzarne il controllo durante le espressioni
gestuali di gioco .
Leidinger A. et al. (3) su 286 atleti di pallamano
della German Handball Association (DHB), riportava
un numero pari a 540 lesioni in 5 anni di attività agonistica
.
Per Lindblad E. et al (6) il 62% delle lesioni erano
ricollegabili a distorsioni e distrazioni a carico dell’arto
inferiore mentre il 12% erano fratture.
Il 68% dei giocatori infortunati rimanevano assenti
dalle gare, come riportato precedentemente per più di
1 settimana.
Altri autori quali Yde J., Nielsen A.B. (5) in uno
studio prospettico su 302 giovani atleti praticanti
calcio, handball e basketball annotarono 119 lesioni
a carico dell’apparato
osteomioarticolare. L’incidenza delle lesioni
su 1000 ore, di gioco, era :
• di 5,6 nei calciatori,
• di 4,1 nella pallamano,
• di 3,0 nel basket
Le distorsioni metacarpo-falangee rappresentavano, invece,
il 32% mentre quelle della tibio tarsica, circa il 25%
di tutte le lesioni.
Le lesioni muscolari dei flessori ed estensori del ginocchio
rappresentano il 10% del totale; le tendinite ed apofisiti
il 12%.
Furono riscontrate dagli autori, inoltre 4 fratture,
1 lesione del legamento crociato anteriore e 2 lesioni
meniscali.
Nell’indagine epidemiologica effettuata viene evidenziato
che nel gioco del calcio la maggior parte dei traum, sono
ricollegabili a contatti-contrasti; al contrario nell’ handball
e nella pallacanestro gli infortuni accorsi agli atleti
durante gli allenamenti e la gara erano spesso causati
da azioni di non contatto-contrasto o durante modelli
diversificati della corsa.
Per Wedderkopp N., Kaltoft M., et al. (15) l’obiettivo
era esaminare la natura, l’estensione e la gravità di
danni sportivi nelle squadre europee junior femminili
di pallamano identificandone i fattori etiologici che
concorrono alle lesioni.
Vennero inserite nello studio ventidue squadre con
217 giocatori, di età compresa fra i 16-18 anni.
Fu osservata una incidenza traumatologica delle lesioni,
molto alta durante le gare con 40,7 per 1000 ore di
gioco.
Il “Backplayers” era il ruolo che aveva la
più elevata frequenza di lesioni (54,8/per 1000
ore di gioco). Gli autori rilevarono un alta incidenza,
delle lesioni il 92,9% il 7,1% delle quali erano patologie
da overuse.
Per ultimo Seil R., Rupp S. et al, (8) cercarono di
valutare, con uno screening retrospettivo, le lesioni
traumatiche in 186 giocatori maschi di 16 squadre di
pallamano. La percentuale delle lesioni è stata di 0,8 per 1000
ore di allenamento e 13,5 per 1000 ore che gioco. I traumi
erano predominanti nell’arto inferiore con eventi
traumatici alla caviglia, che sono poi dimostrati essere
la lesione più frequente.
I 2/3 delle lesioni si verificarono durante fasi di gioco
offensive, 1/3 di queste lesioni durante ad azioni di
contropiede.
“Handball goalie’s elbow’”
Una delle patologie maggiormente caratteristica della pallamano
riguarda il gomito ovvero “handball goalie’s
elbow” patologia a carico dei portieri.
Per Tyrdal S, Olsen BS (9) il meccanismo eziopatogenetico
del “handball goalie’s elbow” è legato
agli aspetti biomeccanici del gesto tecnico della parata.
Il carico in “iperestensione” dovuto al violento
contatto con la palla induce ad una lassità della
articolazione del gomito che è posizionata,
come modello di parata intorno ad una flessione 50
gradi.
Nessuna instabilità è riscontrabile ad
una flessione del gomito ad oltre 90 gradi.
I cambi della cinematica durante l’impatto con la
palla, sono ricollegabili ad un “forzato-valgo e
rotazione assiale esterna ed interna”.
Per Tyrdal S, Pettersen OJ (10) il quadro clinico dell’“handball
goalie’s elbow” è rappresentato da un
dolore acuto, vivo localizzato al gomito, che diventa talmente
invalidante da richiedere la sospensione dell’attività agonistica
anche per lungo tempo.
A tal uopo hanno cercato di esaminare (10) l’effetto
di un programma di training di forza in portieri con “handball
goalie’s elbow” affinché questo possa
prevenire una patologia così “ribelle” a
qualsiasi trattamento e dall’altro verificarne la
validità nel ridurre i tempi riabilitativi.
Il protocollo di lavoro prevedeva esercizi concentrici
ed eccentrici per l’arto superiore con un carico
approssimativamente di 1-RM con 8 a 10 ripetizioni
da eseguirsi 3 volte al giorno, per 3 sedute a settimana.
Furono indagati la forza muscolare riferita al movimento
di flessione ed estensione del gomito, del polso e al
movimento di prono e supinazione dell’avambraccio.
L’analisi valutativa coinvolgeva 16 portieri dilettantistici
(10 uomini e 6 donne) con 25 “gomiti” (12 destri
e 13 sinistri) tutti con “handball goalie’s
elbow”.
L’età media degli atleti censiti era 21,0
(range16-35) anni mentre il dolore al gomito aveva una
durata di “incubazione” per 28,9 (range 3-54)
mesi. I giocatori furono testati sia all’inizio
del training che dopo i 24 mesi di lavoro.
I test di forza effettuati mostrarono un immediato miglioramento
di tutti i livelli di forza ed un decremento importante
del quadro clinico.
Lo studio indica che specifici training di forza possono
essere molto efficaci nel ridurre i tempi riabilitativi
in portieri con “handball goalie’s elbow” .
Un altro studio che riguarda atleti con “handball
goalie’s elbow” è quello di Tyrdal
S, Bahr R. (14). Un questionario fu spedito agli allenatori
di 449 senior e 32 junior squadre minori in Norvegia
nel 1992.
Di questi, 304 tecnici risposero con una percentuale
del 63%.
Su questa base si evidenziò che un totale di 329
su 729 portieri (45±1,8%) e 166 su 4120 giocatori
(4,0±0,3%) avevano accusato durante l’attività quotidiana
di gioco sintomi acuti o cronici riferiti ad uno o
ambo gomiti.
Durante un periodo di osservazione di 2 anni dal 1992
al 1994, l’ 8,6±1,8% dei portieri accusò algie
del gomito.
L’articolo conclude che il “dolore al gomito” e
i deficit funzionali ad esso legato rimangono un problema
significativo, estremamente invalidante per un gran
numero di portieri di pallamano.
Anche Popovic N., Ferrara M.A. et al (11) hanno voluto
comparare su 40 giocatori le manifestazioni degli stress
meccanici in valgo sul gomito dovute alle forze ripetitive
rapportabili al contatto con la palla che arriva a velocità diversificate.
La valutazione fu effettuata attraverso imaging strumentali
di routine (Rx, ecografia, e RMN).
L’ecografia evidenziò un significativo aumento
di spessore del tendine del flessore-pronatore (0,90± 0,56
mm), del tendine di estensore (0,96 ± 0,50 mm),
del tendine di tricipite (0,69± 0,27 mm),
legamento collaterale e mediale (0,47±0,24 mm) valori
risultavano sistematicamente più alti sull’arto
superiore dominante.
L’esame ecografico mostrò effusioni intra-articolari
nel 67% ed i piccole calcificazioni periarticolari
nel 33,3% dei giocatori esclusivamente nei gomiti dominanti.
Questo studio dimostra che lo stress ripetitivo sull’arto
superiore nei portieri di pallamano è responsabile
dei cambiamenti fisiologici e patologici nel gomito.
Le lesioni del lca nella pallamano
La gestualità nella pallamano si esprime attraverso
modelli diversificati di corse, (totale che va da 2000
a 6000 metri durante la gara (32)) associate ad una serie
di abilità fisiche e tecniche molto complesse come
cambi di direzione di velocità, salti, balzi, tiri
in elevazione ed in tuffo che sottopongono l’articolazione
del ginocchio, come del resto tutto l’arto inferiore,
a stress diversificati di carico.
La ripetitività del gesto tecnico predispone il
giocatore di pallamano a patologie traumatiche lesive a
carico del pivot centrale del ginocchio e in particolar
modo a carico del legamento crociato anteriore.
Il meccanismo eziopatogenetico è ricollegabile soprattutto
a movimenti di cutting o atterraggio dopo un salto, e comunque
senza un preciso contatto diretto con altro giocatore.(26)
Olsen E., Engebretsen L. et al. annotarono per esempio
32 lesioni traumatiche del Lca durante una stagione (1998-99)
di pallamano.
Di queste lesioni, il 24 (75%) si verificò durante
la competizione :
• di 84% nella fase di attacco,
• il 59% durante un movimenti di cutting,
• il 19% nella fase di atterraggio dopo un salto.
Nel 63% dei casi gli atleti riportarono una lesione del
lca senza nessun contatto con un avversario.
Nel campionato italiano la maggior parte dei meccanismi
lesivi a carico del Lca sono riferite a modelli diversificati
di corsa soprattutto nei cambi improvvisi di direzione
che rappresentano il 36% dei modelli totali espressi durante
una gara.
Rispetto alla corsa rettilinea i movimenti laterali, in
particolar modo quelli che precedono le penetrazioni offensive,
presentano una più alta sollecitazione a carico
del ginocchio a causa dei movimenti in varo-valgo combinati
a rotazione interna ed esterna.
La maggior parte delle lesioni del legamento crociato anteriore
nella pallamano Europea si verificano durante la “side-step
cutting manoeuvre”.
D’onofrio R. Manzi V. et al, hanno descritto recentemente
in un lavoro (33) la “sidestep cutting manoeuvre” .
Essa è un movimento tipico del basket come della
pallamano, forse il primo meccanismo da non contatto, da
quanto emerge dalla letteratura, che causa una lesione
del legamento crociato anteriore. (33) Si effettua in uno
spazio ridottissim, sia in fase di possesso palla che non
ed è eseguito intorno ad un range articolare del
ginocchio di 25-45 gradi di flessione. (33)
Il giocatore/trice compie azioni dinamiche di forza (iniziale,
esplosiva) i cui i tempi di attivazione e di intervallo
non sono stereotipati ma dettati dalle innumerevoli situazioni
tecnico tattiche che ne condizionano l’esecuzione
e l’intensità.
Se il legamento crociato anteriore si lesiona durante un “sidestep
cutting manoeuvre” l’eziopatogenesi, tra le
altre possibili, è spesso ricollegabile ad un deficit
del controllo neuromuscolare, cioè alla perdita
da parte dell’atleta della capacità di controllare
la rotazione tibiale interna del ginocchio. (33)
È stato suggerito che il muscolo gastrocnemio incrementa
la stabilità dell’articolazione del ginocchio,
specialmente riguardo a rotazioni della tibia (18) per cui è possibile
ricollegare a delle instabilità della caviglia un’inibizione
dell’attività del gastrosoleo, che sarebbe successivamente,
uno dei fattori predisponenti delle lesioni del Lca.
Per Petersen W. (23) è possibile ridurre l’incidenza
delle lesioni all’arto inferiore. Una squadra di
pallamano (2 divisione) effettuò un training neuromuscolare
propriocettivo sia durante la fase di preseason che di
regular season.
Il programma consistette in :
1. informazioni su meccanismi
di lesione,
2. training propriocettivi
3. jump training.
Un’altra squadra di pallamano di controllo non effettuò nessun
training preventivo.
Rispetto all’ultimo anno sportivo precedente, utilizzato
come controllo statistico, nessun giocatore di quelli partecipanti
al gruppo training propriocettivi/prevenzione ebbe una
lesione alla caviglia o al ginocchio .
Anche uno studio recente evidenzia che training propriocettivi
e di forza inseriti nella quotidianità degli allenamenti
concorrono a ridurre significativamente il numero delle
lesioni capsulo legamentose a carico del ginocchio e della
caviglia. (25)
Nella pallamano femminile le lesioni del Lca sono molto
più elevate rispetto ai colleghi uomini.
La letteratura sembra concorde nell’identificare
nelle fluttuazioni ormonali, che creano profonde modificazioni
sul sistema neuro-muscolare e sull’apparato mio-tendineo
delle donne, un chiaro fattore predisponente nell’innalzare
il numero delle rotture del legamento crociato anteriore
nelle giocatrici.
Specificamente atleti di sesso femminile presentano un
decremento della stiffness articolare, associati a problematiche
neuromuscolari con una relativa destabilizzazione o meglio
instabilità dell’articolazione del ginocchio.
La conseguente instabilità del ginocchio in atleti
di sesso femminile comporta quindi un maggiore deficit
della coordinazione neuromuscolare con un incremento importante
dei rischi di lesioni.
La maggior parte delle lesioni del legamento crociato anteriore
si verificava durante la fase ovulatoria periodo ad alta
concentrazione di estrogeni a cui è associata un
decremento dei livelli di forza e propriocettività.
(29,31)
Appare, inoltre, che le giocatrici durante la fase ovulatoria,
presentino una ridotta performance riferita anche a lavori
di rappresentazione spaziale.
I valori di forza muscolare sono maggiori nelle fasi post-mestruale
e post-ovulatorie.(31) Nelle fasi pre-mestruale e mestruale
evidenziano un decremento della resistenza aerobica.
Le fasi post-mestruale e post-ovulatorie invece sono caratterizzate
da una maggiore mobilità articolare con un relativo
aumento della flessibilità ed una più alta
attività neuromuscolare.(31) In contrapposizione,
meno lesioni si verificarono in ordine decrescente nella
fase follicolare.
L’uso del contraccettivo orale contribuisce, a stabilizzare
il ciclo e a abbassare il rischio di lesione del Lca. (29,30,31)
Myklebust G. et al (27) in uno studio del 2003, effettuato
su giocatrici 2647 partecipanti ai campionati di Division
I-II, III norvegese ha dimostrato che è possibile
ridurre l’incidenza delle lesioni del Lca nella pallamano
femminile grazie ad un training neuromuscolare strutturato
in 5 fasi della durata di almeno 15 minuti, atto a ridurre
l’incidenza delle lesioni del legamento crociato
anteriore
Reckling C, (28) in un altro studio recente indirizzato
su squadre junior di pallamano evidenziò 130 lesioni
a carico di 73 giocatori su 100 seguiti (50 uomini e 50
donne). Il 73% si verificarono tra i 15 e 16 anni con il
69% collocate durante azioni di gioco offensive. I portieri
donna risultarono 3 volte più facilmente infortunabili
dei colleghi maschi di pari età. La situazione di
gioco più tipica riscontrabile era durante la ricezione
della palla (38,5%), situazione di contatto con l’avversario
(34,5%), e atterraggio dopo un salto (26,2%).
L’articolazione del ginocchio annoverò lesioni
di interesse chirurgico pari al 24,6%. La lesione principe
era la rottura del legamento di crociato anteriore.
Le lesioni furono registrate in relazione all’età degli
atleti :
• 11 riscontrabili tra i 15 e 18 anni
• 1 tra gli 12-14 anni:
• nessuno tra gli 8-12 anni.
Gli autori evidenziano che è possibile prevenire
e ridurre l’incidenza delle lesioni nei campionati
giovanili grazie ad uno specifico allenamento mirato al
miglioramento della coordinazione associata a sviluppo
oculato della forza muscolare, specialmente nell’età di
15-18 anni.
Vengono quindi incoraggiati protocolli propriocettivi così come
esercizi atti a “pulire la tecnica di gioco” e
le tecniche specifiche di salto e di atterraggio.
Myklebust G. e coll. (12) hanno esaminato le differenze
nell’incidenza delle lesioni del legamento crociato
anteriore in una popolazione di giocatori/ici di alto-livello
di una squadra di pallamano. Vennero annotati anche i meccanismi
di lesione ed i possibili fattori di rischio, rapportate,
tra l’altro allo status mestruale delle donne.
Lo studio era stato condotto durante le stagioni 1993-94,
1994-95 e 1995-96. Si riscontrarono 28 lesioni di Lca,
23 fra le donne e 5 fra uomini.
Delle 28 lesioni, 24 si riscontrarono durante la gara e
4 durante l’allenamento.
Quasi tutti le lesioni (n = 25) si verificarono in situazioni
di non-contatto, quando i giocatori effettuavano movimenti
combinati torsionali, rotatori e di lateralità associati
a schemi gestuali complessi.
Una “storia mestruale” potrebbe essere la causa
in 17 dei 23 casi di lesione del lca fra donne. Cinque
di queste lesioni sopraggiunsero proprio nella fase mestruale,
2 nel fase “follicular fase”, 1 nel primo nella “early
luteal fase” e 9 nel “late luteal”.
I risultati suggeriscono che è da prendere in considerazione
un aumento della percentuale di rischio delle lesioni del
Lca durante la settimana prima o subito dopo l’inizio
del periodo mestruale.
Conclusioni
I traumi distorsivi dell’articolazione tibio tarsica,
(90% in inversione) e contusivi (volto coscia, bacino anca)
rimangono l’evento traumatico più frequente
in uno sport di salto come la pallamano.
Da questa review sulla pallamano europea, si può dedurre
che la "handball goalie’s elbow” rappresenta
la patologia da stress ripetitivo valgo -forzato che caratterizza
il ruolo del portiere di pallamano rimanendo l’entità lesiva
più invalidante ai fini della prestazione sportiva
Dato che la pallamano comporta sollecitazioni sovra-fisiologiche,
le patologie da overuse, tendiniti o tendinosi del tendine
d’achille del tendine rotuleo, del sovraspinato,
del capo lungo del bicipite brachiale, occupano un posto
di rilievo in una piramide traumatologica.
Da non dimenticare che esse sono ricollegabili, anche alla
ripetitività del gesto tecnico, oltre, purtroppo,
ad errori nella programmazione dell’allenamento e
ad una ripresa precoce, dell’attività sportiva,
dopo una fase riabilitativa.
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