Botta e risposta con…Marco
Freschi
a cura di Massimo Padula
Marco Freschi,
Medico dello Sport, Settore Nazionale Sci Alpino,
Giochi Olimpici Invernali -
Torino 2006
Dottor Freschi,
toglici una curiosità: come ci si sente ad essere
il Medico Sportivo del Settore Nazionale Sci Alpino di Torino
2006?
M.F.: È indubbiamente una grossa soddisfazione: partecipare
ad un evento unico come l’Olimpiade, che per di più
si svolge in casa, è davvero emozionante. Anche se
non vissuta da atleta sono sicuro che mi lascerà
un segno indelebile sia dal punto di vista professionale
che umano. È d’altra parte un impegno che comporta
responsabilità, perchè occorre seguire gli
atleti durante tutto l’anno, durante allenamenti estivi
ma anche gare di Coppa del Mondo, controllando che riescano
ad arrivare all’appuntamento in buono stato di forma
e possibilmente senza problemi di salute.
Sappiamo dalle notizie apparse sui quotidiani che tutti
gli atleti della Federazione sono assistiti durante tutto
l’anno da medici sportivi e traumatologi, vengono
sottoposti periodicamente a test fisiologici e a controlli
ematochimici presso laboratori di altissimo prestigio.
Tuttavia poco si parla dell’alimentazione
dell’atleta. Ebbene quanto incide una corretta alimentazione
sulla performance fisica di un atleta professionista e che
tipo di alimentazione consiglia ai suoi atleti?
M.F.: Fortunatamente mi confronto con atleti che sono in
tutto e per tutto dei professionisti e in quanto tali sono
arrivati a questo livello già preparati anche dal
punto di vista dell’educazione alimentare. Ad essere
onesti dobbiamo dire che non esistono alimenti particolari
che possano far vincere una gara mentre è vero forse
il contrario, e cioè che una cattiva alimentazione
il giorno della gara o quello precedente possono incidere
invece in maniera negativa. Quello che è importante
è che gli atleti imparino a mantenere una alimentazione
corretta durante tutto l’anno. Infatti l’alimentazione
per lo sciatore alpino diventa quasi più importante
durante i lunghi mesi di allenamento in cui i carichi sono
molto alti piuttosto che nel periodo delle gare. Non esiste
nessuna ricetta segreta, basta garantire ad ogni pasto una
buona parte di carboidrati che assicuri le giuste scorte
di glicogeno muscolare nel tempo, associata ad una parte
proteica leggermente più alta rispetto ai sedentari
per permettere un’adeguata crescita muscolare e ad
una parte lipidica controllata ma ricca di acidi grassi
polinsaturi.
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Quali test funzionali vengono effettuati agli atleti
per un preciso e costante monitoraggio delle loro condizioni
fisiche?
M.F.: Durante il periodo di preparazione atletica, che per
questi atleti va da maggio a ottobre (escluso il mese di
sci in sudmerica) la commissione medica riesce ad effettuare,
con il budget a disposizione, tre sessioni di test fisiologici
abbinati a controlli ematochimici. Durante tali sessioni
vengono monitorati diversi parametri, anche molto diversi
tra loro: vengono testati infatti caratteristiche di resistenza
(o meglio di endurance), di forza massima ed esplosiva,
di resistenza alla forza, oltre a quelle anaerobiche. La
complessità della batteria di test deriva sostanzialmente
dall’incertezza che tuttora si ritrova in letteratura
internazionale su quale sia la caratteristica fisiologica
più importante nel determinare la prestazione dello
sci alpino, sport nel quale, peraltro, il gesto tecnico
ha ancora grandissima importanza.
Quante e quali sessioni di rieducazione ortopedica e
fisiatrica vengono in genere effettuate agli atleti durante
una manifestazione agonistica?
M.F.: Più che rieducazione ortopedica, riservata
perlopiù a chi esce da un infortunio e deve continuare
determinati esercizi riabilitativi, gli atleti durante i
giorni di allenamento che precedono o che separano le gare
si sottopongono giornalmente ad una seduta dal fisioterapista,
che generalmente tratta i gruppi muscolari più affaticati
durante il giorno (in particolare arti inferiori e schiena)
Lunedì 13 febbraio è stato un giorno nero
per la discesa libera femminile; nelle prove sono cadute
atlete di altissimo livello come la canadese Allison Forsyth
che ha riportato una distorsione al ginocchio sinistro con
lesione del legamento crociato anteriore. A tale proposito,
quanto può incidere il livello di preparazione atletica
nell’evitare simili incidenti e, successivamente,
nell’abbreviare i tempi di recupero funzionale?
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M.F.: Durante quelle prove di discesa libera lo” start-stop”
è stato dato ben tre volte, per tre cadute di atlete
esperte, dato che erano tra le prime 30 nella classifica
mondiale. La caduta più spettacolare è stata
dell’americana Kildow che fortunatamente non ha però
riportato alcuna lesione. Gli incidenti sono avvenuti in
tre punti differenti della pista, che quindi non è
stato un fattore determinante; la preparazione atletica
delle tre ragazze era sicuramente sovrapponibile, purtroppo
e per un po’ di sfortuna una di esse ha riportato
una lesione legamentosa. Le velocità che queste atlete
devono sopportare nelle discipline veloci moderne sono altissime
e la preparazione fisica è fondamentale per poter
rimanere nel tracciato opponendosi alla forza centrifuga;
a volte però anche questa non basta e l’incidente
è inevitabile. È comunque certo che avere
una buon tono e allenamento muscolare favorisce il ridursi
del numero di infortuni e permette una riabilitazione più
accelerata, naturalmente tenuto conto del tipo e della gravità
dell’infortunio ed eventualmente dell’ intervento
chirurgico.
Le Olimpiadi Invernali ci portano ad un altro evento importante
dal punto di vista scientifico e che si terrà sempre
a Torino. Il XV Congresso Internazionale di Riabilitazione
Sportiva e Traumatologia organizzato da Isokinetic dal 1
al 2 aprile.
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Ci puoi anticipare quali saranno le tematiche che ritieni
più vicine alla realtà olimpica torinese?
M.F.: Il congresso è intitolato “The rehabilitation
of winter and mountain sports injuries”; pertanto
verranno trattate le tematiche traumatologiche-riabilitative
riguardanti gli sport invernali che tutti avete avuto la
possibilità di seguire in televisione per due settimane.
Sarà molto interessante la parte epidemiologica trattata
in prima giornata, che ci permetterà di capire dove,
come e perché ci si fa più male nei vari sport.
In seguito verrà presa in considerazione la patologia
del rachide, trattata a 360°. La seconda giornata è
forse quella che più tocca gli sport presenti alla
recente olimpiadi: verranno infatti analizzati veri e propri
casi clinici di infortuni nello sci alpino e nel pattinaggio,
sia dal punto di vista chirurgico che riabilitativo
Riallacciandoci agli incidenti avvenuti e di cui abbiamo
parlato prima, quale ruolo riveste un tale consenso scientifico
in tema di Traumatologia negli sport invernali?
M.F.: È sicuramente una occasione fondamentale di
aggiornamento che non andrebbe persa. Saranno presenti personalità
di spicco nazionali ed internazionali del mondo chirurgico
e riabilitativo, ma soprattutto ci saranno ben due sessioni
dedicate interamente alle NOVITA’ in questi due campi.
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