Up-date sul coenzima Q10
a cura di Massimo Manara
Responsabile staff medico Parma F.C.
Il coenzima Q10 (2,3
dimetossi-5 metil-6-decaprenil-benzochinone) è un
chinone vitamino simile comunemente conosciuto come ubichinone,
Coenzima Q, e vitamina Q10.
È disponibile in oltre 100 prodotti come ingrediente
singolo o in combinazione con vitamine e minerali: infatti,
in commercio esistono formulazioni farmaceutiche, parafarmaceutiche
e integratori alimentari a base di Coenzima Q10.
Il coenzima Q10, fu scoperto nei mitocondri di cuore di
bue nel 1957 dal Dr. Frederick Crane (Wisconsin, U.S.A.)
che ne trovò in grandi concentrazioni in tutti i
tessuti degli organi che presentano un forte turnover di
energia, come il cuore, il cervello, il fegato, i reni e,
naturalmente, i muscoli. Studi successivi hanno dimostrato
che il coenzima Q10 è vitale per un gran numero di
attività legate al metabolismo energetico mitocondriale
perché la sua principale azione biochimica è
di trasportare l’idrogeno nelle catene di ossidoriduzione
a livello mitocondriale ed è quindi importante per
la produzione di energia in quanto coinvolto nella sintesi
dell’ATP.
Poiché è stato visto che le disfunzioni energetiche
sono coinvolte in numerose condizioni patologiche, contribuendo
di fatto quali fattori aggravanti o scatenanti, il coenzima
Q10 è stato studiato e utilizzato nel trattamento
di patologie cardiache, neurologiche, oncologiche, immunologiche
e, in genere, in tutte le situazioni di manifesta carenza
di energia.
Farmacologia (1-8)
Il coenzima Q10, la cui formula di struttura è riportata
in Figura 1, è di vitale importanza per il corretto
trasferimento di elettroni all’interno della catena
respiratoria ossidativa mitocondriale, che principalmente,
è coinvolta nella produzione dell’adenosina
trisfosfato (ATP).
L’adenosina trisfosfato (ATP) è una molecola
presente in tutti gli organismi viventi, per i quali rappresenta
la principale forma di accumulo di energia immediatamente
disponibile, ed è utilizzata come riserva di energia
prontamente utilizzabile. Essa alimenta gran parte delle
attività cellulari, tra cui i movimenti muscolari,
la sintesi delle proteine, la divisione cellulare e la trasmissione
degli impulsi nervosi. Il ruolo del coenzima Q10 è
stato ulteriormente approfondito ed è stato visto
che dimostra un’attività antiossidante, prevenendo
la perossidazione lipidica, e un’attività di
stabilizzante dei canali del calcio, riducendo il sovraccarico
di calcio. Tuttavia, sebbene il coenzima Q10 sia sintetizzato
nelle nostre cellule, la sua sintesi diminuisce con l’invecchiamento,
con la malnutrizione, con alcuni farmaci, con le malattie
croniche e quando questo accade l’unica fonte di coenzima
Q10 è la terapia farmacologica.
Dalla scoperta del coenzima Q10 molti studi sono stati condotti
per valutarne la reale efficacia e la maggior parte di questi
sono stati incentrati nell’ambito delle malattie cardiache.
Infatti, il miocardio dei pazienti affetti da malattie cardiovascolari,
dimostra un aumento dello stress ossidativo ed una significativa
riduzione dei livelli di coenzima Q10, confermata da valutazioni
tissutali; questi scarsi livelli di coenzima Q sembrano
essere correlati con la severità della malattia cardiovascolare
sia in modelli animali che umani.
Uso ed efficacia
Poiché l’ampio raggio di proprietà cellulari
del coenzima Q10 lo vede implicato nel trattamento di numerose
condizioni cliniche che possono migliorare con il supporto
mitocondriale e antiossidante, in questa review verranno
analizzate le più importanti indicazioni in cui è
stato studiato il coenzima Q10.
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Cardiologia (9-21)
Numerosi studi sperimentali e clinici hanno dimostrato che
il cuore presenta la più alta concentrazione di coenzima
Q10; per tale motivo, la maggior parte degli studi clinici,
randomizzati e controllati, si sono concentrati in ambito
cardiologico osservando miglioramenti nei numerosi parametri
clinici cardiovascolari nei pazienti trattati con coenzima
Q10. Allo scopo di valutare l’efficacia del coenzima
Q10 nel migliorare il quadro clinico di pazienti cardiopatici,
è stato condotto uno studio clinico su 424 pazienti
affetti da varie forme di cardiopatia trattati, per un periodo
di 8 anni, con il coenzima Q10 ad un dosaggio variabile
da 75 a 600mg/die (media 242 mg/die). I pazienti sono stati
divisi secondo 6 categorie di malattia diagnosticata: cardiopatia
ischemica, cardiopatia dilatativa, disfunzione diastolica
primaria, ipertensione, prolasso alla valvola mitrale e
malattia alle valvole cardiache.
L’end-point dello studio era il miglioramento della
scala della “New York Heart Association” (NYHA):
l’analisi dei risultati conferma l’efficacia
del trattamento in quanto, dei 424 pazienti, il 58% ha mostrato
un miglioramento di una classe NYHA, il 28% di 2 classi
NYHA, e 1,2 % di 3 classi NYHA (Fig. 2). Inoltre, nel corso
dello studio è stata osservata una generale riduzione
di farmaci cardiovascolari utilizzati in concomitanza alla
somministrazione di coenzima Q10 (43% dei pazienti) mentre
solo una piccola percentuale (6%) ha richiesto un trattamento
farmacologico aggiuntivo, permettendo agli autori di concludere
confermando l’efficacia della terapia con coenzima
Q10 in pazienti affetti da varie
forme di cardiopatia.
Un’ulteriore conferma della validità del trattamento
di pazienti cardiopatici con il coenzima Q10 viene anche
da uno studio multicentrico italiano effettuato in un ampia
casistica di pazienti affetti da infarto cardiaco congestizio.
Sono stati arruolati, in 173 centri cardiologici italiani,
2.664 pazienti appartenenti alle classi II e III NYHA e
trattati con terapia standard per infarto cardiaco congestizio
e terapia adiuvante con coenzima Q10 al dosaggio di 50-150
mg/die (media 100mg/die) per un periodo di almeno 6 mesi.
L’end point dello studio era la riduzione di segni
clinici e sintomatologici tra i quali cianosi, edema, rantoli
polmonari, dispnea, palpitazioni, aritmia, reflusso giugulare;
i risultati sono illustrati graficamente in Figura 3 che
riporta la percentuale di pazienti con miglioramento significativo
dei segni e sintomi analizzati. Tale studio ha consentito
agli sperimentatori di affermare che il coenzima Q10, somministrato
in aggiunta alla terapia standard per patologie cardiache,
è in grado di migliorare la sintomatologia clinica
e, quindi, la qualità di vita dei pazienti affetti
da malattie cardiologiche.
Figura 1 - Formula di
struttura del coenzima Q10

Figura 2 - Cardiologia:
percentuale di pazienti in trattamento con coenzima Q10
migliorati di almeno 1 classe NYHA

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Neurologia (22-29)
Morbo di Parkinson (22,23)
Sebbene l’impiego del coenzima Q10 in questa patologia
sia ancora oggi oggetto di ulteriori e approfonditi studi,
tuttavia una prima importante indicazione sull’attività
svolta viene da uno studio multicentrico, randomizzato,
in doppio cieco, controllato verso placebo, condotto in
80 pazienti con morbo di Parkinson il cui obiettivo era
di valutare la capacità del coenzima Q10 di rallentare
la progressione della malattia.
Gli 80 pazienti arruolati presentavano morbo di Parkinson
allo stadio iniziale e, dopo randomizzazione, sono stati
sottoposti a trattamento con coenzima Q10 a vari elevati
dosaggi giornalieri (300, 600, 1.200 mg) o a placebo.
Tutti i soggetti sono stati valutati tramite la scala UPDRS
(Unified Parkinson Disease Rating Scale) a 1, 4, 8, 12 e
16 mesi dalla visita iniziale e sono stati successivamente
seguiti per 16 mesi o fino a che la malattia non richiedeva
trattamento con levodopa. L’end point primario era
la variazione all’ultima visita rispetto al basale
del punteggio totale UPRDS.
Al termine dello studio la variazione media totale del punteggio
UPDRS è stata 11,99 per il gruppo placebo, 8,81 per
il gruppo coenzima Q10 a 300 mg/die, 10,82 per il gruppo
coenzima Q10 a 600mg/die e 6,69 per il gruppo coenzima Q10
a 1.200 mg/die (p=0,04 per 1.200 mg/die vs placebo). (Fig.
4)
Tali risultati dello studio hanno permesso agli Autori di
concludere che il coenzima Q10 sembra in grado di rallentare
la progressione della malattia nei pazienti affetti da morbo
di Parkinson senza effetti collaterali di rilievo.
Un altro studio su 28 pazienti con morbo di Parkinson trattati
con 360 mg al giorno di coenzima Q10 ha portato alle stesse
conclusioni, dimostrando un miglioramento dei sintomi nei
pazienti trattati con il coenzima Q10.
Encefalomiopatie mitocondriali (24-26)
Le encefalopatie mitocondriali sono patologie comuni caratterizzate
da disfunzioni neuromuscolari e da degenerazione tissutale;
includono numerosi sindromi che coinvolgono sia l’apparato
muscolare che il sistema nervoso e sono caratterizzate da
anormale funzionalità mitocondriale. Allo scopo di
valutare la possibile efficacia dell’impiego di coenzima
Q10 nel ridurre la sintomatologia di tali patologie, sono
stati condotti alcuni studi in pazienti con anormalità
mitocondriali, comprese encefalomiopatie, acidosi lattica
ed episodi stroke-simili, ottenendo, nei vari studi, risultati
soddisfacenti dalla terapia con coenzima Q10 ad elevato
dosaggio (>300 mg/die) dopo 6 mesi di trattamento ininterrotto.
Emicranie (27-29)
Per valutare l’efficacia del coenzima Q10 nel trattamento
preventivo dell’emicrania è stato condotto
uno studio su 32 pazienti (26 donne e 6 uomini) con storia
anamnestica di episodi di emicrania con o senza aura, trattati
con coenzima Q10 al dosaggio di 150 mg/die per un periodo
di 3 mesi.
Dei 32 pazienti, 31 hanno completato lo studio riportando
nel 61,3% dei casi una riduzione maggiore del 50% del numero
di giorni di emicrania. Il numero medio di giorni con emicrania
al basale era di 7,34 mentre al termine del trattamento
(3° mese) i giorni si riducevano a 2,95 (p<0,0001)
risultato che dimostrava una risposta statisticamente significativa.
(Fig. 5) La riduzione media percentuale della frequenza
degli episodi di emicrania era di 13,1% ad 1 mese e di 55,3%
a 3 mesi; la frequenza degli attacchi di emicrania è
risultata ridotta in maniera statisticamente significativa
al termine dello studio rispetto al basale (2,85 vs 4,85,
rispettivamente; p<0,001), confermando ulteriormente
l’efficacia del coenzima Q10 nella prevenzione della
emicrania.
Simili risultati sono stati ottenuti in un recente studio
randomizzato in doppio cieco e placebo controllato, condotto
su 42 pazienti affetti da emicrania e trattati con coenzima
Q10 al dosaggio di 300 mg/die. I risultati mostrano che
il grado di risposta (considerato come riduzione nella frequenza
dell’emicrania del 50% o maggiore) è stato
del 47,6% nel gruppo in trattamento attivo e del 14,4% nel
gruppo placebo confermando l’efficacia del coenzima
Q10 nel trattamento dell’emicrania. (Fig. 6)
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Figura 3 - Cardiologia:
percentuale di pazienti trattati con coenzima Q10 con miglioramento
sintomatologico

Figura 4 - Neurologia:
variazione del punteggio UPDRS al termine dello studio
in 80 pazienti con morbo di Parkinson trattati con placebo
o coenzima Q10

Figura 5 - Neurologia:
numero di giorni con emicrania al termine dello studio
(3 mesi) in 32 pazienti trattati con placebo o coenzima
Q10

Figura 6 - Neurologia:
percentuale di pazienti con riduzione degli episodi
di emicrania > 50%.

Figura 7 - Medicina
Sportiva: percentuale di miglioramento della performance
agonistica in sciatori trattati con coenzima Q10 o placebo

Figura 8 - Medicina
Sportiva: incremento delle concentrazioni plasmatiche di
Coenzima Q10 in ciclisti professionisti

Medicina sportiva (30-31)
L’attività del coenzima Q10 a livello della
muscolatura scheletrica, espressa come capacità di
migliorare la produzione di energia a livello cellulare,
ha indotto l’impiego del coenzima Q10 anche in medicina
sportiva, dove alcuni studi effettuati su atleti professionisti
di ciclismo e sci di fondo hanno dimostrato l’effetto
positivo sugli indici di performance fisica e del tono muscolare.
In uno studio finlandese 25 sciatori fondisti sono stati
trattati con il coenzima Q10 o con placebo; i risultati
hanno dimostrato un miglioramento di tutti gli indici di
performance fisica. Il 94% degli atleti trattati con il
coenzima Q10 ha ottenuto un miglioramento dei tempi e della
loro performance, mentre nel gruppo trattato con placebo
solo nel 33 % dei soggetti ha riscontrato tale risultato.
(Fig. 7) In un altro studio effettuato su 18 ciclisti professionisti,
suddivisi in due gruppi e trattati con Coenzima Q10 (n.
8) o placebo (n. 10), negli atleti in trattamento attivo
è stato osservato che le concentrazioni plasmatiche
di Coenzima Q10 risultavano più elevate rispetto
a quelle rilevate negli atleti non in trattamento (Figura
8). Questo, ha permesso di riportare alla norma i tassi
di Coenzima Q10 nei tessuti carenti con ripristino delle
funzioni compromesse.
Altre indicazioni
Attualmente sono in corso studi di fase II sull’impiego
del coenzima Q10 nel tumore al seno, nel diabete mellito,
nell’AIDS, nel morbo di Alzheimer, patologie per le
quali tuttavia, la reale efficacia terapeutica deve ancora
essere confermata.
Conclusioni
La continua ricerca scientifica ha evidenziato come il coenzima
Q10 sia certamente utile in molteplici situazioni cliniche
neurologiche e cardiovascolari, ma non bisogna dimenticarne
l’utilità nelle malattie caratterizzate da
sbilanciamenti negativi delle bioenergie mitocondriali o
da intenso stress ossidativo, e in tutte quelle altre situazioni
in cui può ridursi l’energia necessaria all’apparato
muscolare, come avviene a seguito di una intensa attività
sportiva. La letteratura consiglia una maggiore cautela
nell’utilizzo in patologie oncologiche, nel diabete
mellito, nell’AIDS, nel morbo di Alzheimer in quanto
non sono ancora disponibili dati sperimentali e /o clinici
sull’impiego del coenzima Q10 in tali patologie. Disponibile
senza ricetta medica, il coenzima Q10 può essere
assunto come supplemento, alla dose di 50mg al giorno, sotto
forma di capsule o di flaconcini da bere.
Coenzima Q10
sul WEB
http://www.dica33.it
http://www.sportmedicina.com
http://www.sicsport.it
http://it-farmaci.net
http://www.medicinenet.com
http://www.pharmacorama.com
http://ubidecarenone.diseasemap.com
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