Up-date sul coenzima Q10
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Anno 6 - Numero 1 - 2006
IL MEDICO SPORTIVO
Periodico di aggiornamento scientifico e
professionale


Up-date sul coenzima Q10
a cura di Massimo Manara
Responsabile staff medico Parma F.C.

Il coenzima Q10 (2,3 dimetossi-5 metil-6-decaprenil-benzochinone) è un chinone vitamino simile comunemente conosciuto come ubichinone, Coenzima Q, e vitamina Q10.
È disponibile in oltre 100 prodotti come ingrediente singolo o in combinazione con vitamine e minerali: infatti, in commercio esistono formulazioni farmaceutiche, parafarmaceutiche e integratori alimentari a base di Coenzima Q10.
Il coenzima Q10, fu scoperto nei mitocondri di cuore di bue nel 1957 dal Dr. Frederick Crane (Wisconsin, U.S.A.) che ne trovò in grandi concentrazioni in tutti i tessuti degli organi che presentano un forte turnover di energia, come il cuore, il cervello, il fegato, i reni e, naturalmente, i muscoli. Studi successivi hanno dimostrato che il coenzima Q10 è vitale per un gran numero di attività legate al metabolismo energetico mitocondriale perché la sua principale azione biochimica è di trasportare l’idrogeno nelle catene di ossidoriduzione a livello mitocondriale ed è quindi importante per la produzione di energia in quanto coinvolto nella sintesi dell’ATP.
Poiché è stato visto che le disfunzioni energetiche sono coinvolte in numerose condizioni patologiche, contribuendo di fatto quali fattori aggravanti o scatenanti, il coenzima Q10 è stato studiato e utilizzato nel trattamento di patologie cardiache, neurologiche, oncologiche, immunologiche e, in genere, in tutte le situazioni di manifesta carenza di energia.

Farmacologia (1-8)
Il coenzima Q10, la cui formula di struttura è riportata in Figura 1, è di vitale importanza per il corretto trasferimento di elettroni all’interno della catena respiratoria ossidativa mitocondriale, che principalmente, è coinvolta nella produzione dell’adenosina trisfosfato (ATP).
L’adenosina trisfosfato (ATP) è una molecola presente in tutti gli organismi viventi, per i quali rappresenta la principale forma di accumulo di energia immediatamente disponibile, ed è utilizzata come riserva di energia prontamente utilizzabile. Essa alimenta gran parte delle attività cellulari, tra cui i movimenti muscolari, la sintesi delle proteine, la divisione cellulare e la trasmissione degli impulsi nervosi. Il ruolo del coenzima Q10 è stato ulteriormente approfondito ed è stato visto che dimostra un’attività antiossidante, prevenendo la perossidazione lipidica, e un’attività di stabilizzante dei canali del calcio, riducendo il sovraccarico di calcio. Tuttavia, sebbene il coenzima Q10 sia sintetizzato nelle nostre cellule, la sua sintesi diminuisce con l’invecchiamento, con la malnutrizione, con alcuni farmaci, con le malattie croniche e quando questo accade l’unica fonte di coenzima Q10 è la terapia farmacologica.
Dalla scoperta del coenzima Q10 molti studi sono stati condotti per valutarne la reale efficacia e la maggior parte di questi sono stati incentrati nell’ambito delle malattie cardiache.
Infatti, il miocardio dei pazienti affetti da malattie cardiovascolari, dimostra un aumento dello stress ossidativo ed una significativa riduzione dei livelli di coenzima Q10, confermata da valutazioni tissutali; questi scarsi livelli di coenzima Q sembrano essere correlati con la severità della malattia cardiovascolare sia in modelli animali che umani.

Uso ed efficacia
Poiché l’ampio raggio di proprietà cellulari del coenzima Q10 lo vede implicato nel trattamento di numerose condizioni cliniche che possono migliorare con il supporto mitocondriale e antiossidante, in questa review verranno analizzate le più importanti indicazioni in cui è stato studiato il coenzima Q10.

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Cardiologia (9-21)
Numerosi studi sperimentali e clinici hanno dimostrato che il cuore presenta la più alta concentrazione di coenzima Q10; per tale motivo, la maggior parte degli studi clinici, randomizzati e controllati, si sono concentrati in ambito cardiologico osservando miglioramenti nei numerosi parametri clinici cardiovascolari nei pazienti trattati con coenzima Q10. Allo scopo di valutare l’efficacia del coenzima Q10 nel migliorare il quadro clinico di pazienti cardiopatici, è stato condotto uno studio clinico su 424 pazienti affetti da varie forme di cardiopatia trattati, per un periodo di 8 anni, con il coenzima Q10 ad un dosaggio variabile da 75 a 600mg/die (media 242 mg/die). I pazienti sono stati divisi secondo 6 categorie di malattia diagnosticata: cardiopatia ischemica, cardiopatia dilatativa, disfunzione diastolica primaria, ipertensione, prolasso alla valvola mitrale e malattia alle valvole cardiache.
L’end-point dello studio era il miglioramento della scala della “New York Heart Association” (NYHA): l’analisi dei risultati conferma l’efficacia del trattamento in quanto, dei 424 pazienti, il 58% ha mostrato un miglioramento di una classe NYHA, il 28% di 2 classi NYHA, e 1,2 % di 3 classi NYHA (Fig. 2). Inoltre, nel corso dello studio è stata osservata una generale riduzione di farmaci cardiovascolari utilizzati in concomitanza alla somministrazione di coenzima Q10 (43% dei pazienti) mentre solo una piccola percentuale (6%) ha richiesto un trattamento farmacologico aggiuntivo, permettendo agli autori di concludere confermando l’efficacia della terapia con coenzima Q10 in pazienti affetti da varie
forme di cardiopatia.
Un’ulteriore conferma della validità del trattamento di pazienti cardiopatici con il coenzima Q10 viene anche da uno studio multicentrico italiano effettuato in un ampia casistica di pazienti affetti da infarto cardiaco congestizio.
Sono stati arruolati, in 173 centri cardiologici italiani, 2.664 pazienti appartenenti alle classi II e III NYHA e trattati con terapia standard per infarto cardiaco congestizio e terapia adiuvante con coenzima Q10 al dosaggio di 50-150 mg/die (media 100mg/die) per un periodo di almeno 6 mesi.
L’end point dello studio era la riduzione di segni clinici e sintomatologici tra i quali cianosi, edema, rantoli polmonari, dispnea, palpitazioni, aritmia, reflusso giugulare; i risultati sono illustrati graficamente in Figura 3 che riporta la percentuale di pazienti con miglioramento significativo dei segni e sintomi analizzati. Tale studio ha consentito agli sperimentatori di affermare che il coenzima Q10, somministrato in aggiunta alla terapia standard per patologie cardiache, è in grado di migliorare la sintomatologia clinica e, quindi, la qualità di vita dei pazienti affetti da malattie cardiologiche.

 

Figura 1 - Formula di struttura del coenzima Q10

Figura 2 - Cardiologia: percentuale di pazienti in trattamento con coenzima Q10 migliorati di almeno 1 classe NYHA

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Neurologia (22-29)
Morbo di Parkinson (22,23)

Sebbene l’impiego del coenzima Q10 in questa patologia sia ancora oggi oggetto di ulteriori e approfonditi studi, tuttavia una prima importante indicazione sull’attività svolta viene da uno studio multicentrico, randomizzato, in doppio cieco, controllato verso placebo, condotto in 80 pazienti con morbo di Parkinson il cui obiettivo era di valutare la capacità del coenzima Q10 di rallentare la progressione della malattia.
Gli 80 pazienti arruolati presentavano morbo di Parkinson allo stadio iniziale e, dopo randomizzazione, sono stati sottoposti a trattamento con coenzima Q10 a vari elevati dosaggi giornalieri (300, 600, 1.200 mg) o a placebo.
Tutti i soggetti sono stati valutati tramite la scala UPDRS (Unified Parkinson Disease Rating Scale) a 1, 4, 8, 12 e 16 mesi dalla visita iniziale e sono stati successivamente seguiti per 16 mesi o fino a che la malattia non richiedeva trattamento con levodopa. L’end point primario era la variazione all’ultima visita rispetto al basale del punteggio totale UPRDS.
Al termine dello studio la variazione media totale del punteggio UPDRS è stata 11,99 per il gruppo placebo, 8,81 per il gruppo coenzima Q10 a 300 mg/die, 10,82 per il gruppo coenzima Q10 a 600mg/die e 6,69 per il gruppo coenzima Q10 a 1.200 mg/die (p=0,04 per 1.200 mg/die vs placebo). (Fig. 4)
Tali risultati dello studio hanno permesso agli Autori di concludere che il coenzima Q10 sembra in grado di rallentare la progressione della malattia nei pazienti affetti da morbo di Parkinson senza effetti collaterali di rilievo.
Un altro studio su 28 pazienti con morbo di Parkinson trattati con 360 mg al giorno di coenzima Q10 ha portato alle stesse conclusioni, dimostrando un miglioramento dei sintomi nei pazienti trattati con il coenzima Q10.

Encefalomiopatie mitocondriali (24-26)
Le encefalopatie mitocondriali sono patologie comuni caratterizzate da disfunzioni neuromuscolari e da degenerazione tissutale; includono numerosi sindromi che coinvolgono sia l’apparato muscolare che il sistema nervoso e sono caratterizzate da anormale funzionalità mitocondriale. Allo scopo di valutare la possibile efficacia dell’impiego di coenzima Q10 nel ridurre la sintomatologia di tali patologie, sono stati condotti alcuni studi in pazienti con anormalità mitocondriali, comprese encefalomiopatie, acidosi lattica ed episodi stroke-simili, ottenendo, nei vari studi, risultati soddisfacenti dalla terapia con coenzima Q10 ad elevato dosaggio (>300 mg/die) dopo 6 mesi di trattamento ininterrotto.

Emicranie (27-29)
Per valutare l’efficacia del coenzima Q10 nel trattamento preventivo dell’emicrania è stato condotto uno studio su 32 pazienti (26 donne e 6 uomini) con storia anamnestica di episodi di emicrania con o senza aura, trattati con coenzima Q10 al dosaggio di 150 mg/die per un periodo di 3 mesi.
Dei 32 pazienti, 31 hanno completato lo studio riportando nel 61,3% dei casi una riduzione maggiore del 50% del numero di giorni di emicrania. Il numero medio di giorni con emicrania al basale era di 7,34 mentre al termine del trattamento (3° mese) i giorni si riducevano a 2,95 (p<0,0001) risultato che dimostrava una risposta statisticamente significativa. (Fig. 5) La riduzione media percentuale della frequenza degli episodi di emicrania era di 13,1% ad 1 mese e di 55,3% a 3 mesi; la frequenza degli attacchi di emicrania è risultata ridotta in maniera statisticamente significativa al termine dello studio rispetto al basale (2,85 vs 4,85, rispettivamente; p<0,001), confermando ulteriormente l’efficacia del coenzima Q10 nella prevenzione della emicrania.
Simili risultati sono stati ottenuti in un recente studio randomizzato in doppio cieco e placebo controllato, condotto su 42 pazienti affetti da emicrania e trattati con coenzima Q10 al dosaggio di 300 mg/die. I risultati mostrano che il grado di risposta (considerato come riduzione nella frequenza dell’emicrania del 50% o maggiore) è stato del 47,6% nel gruppo in trattamento attivo e del 14,4% nel gruppo placebo confermando l’efficacia del coenzima Q10 nel trattamento dell’emicrania. (Fig. 6)

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Figura 3 - Cardiologia: percentuale di pazienti trattati con coenzima Q10 con miglioramento sintomatologico

Figura 4 - Neurologia: variazione del punteggio UPDRS al termine dello studio in 80 pazienti con morbo di Parkinson trattati con placebo o coenzima Q10

Figura 5 - Neurologia: numero di giorni con emicrania al termine dello studio (3 mesi) in 32 pazienti trattati con placebo o coenzima Q10

Figura 6 - Neurologia: percentuale di pazienti con riduzione degli episodi
di emicrania > 50%.

Figura 7 - Medicina Sportiva: percentuale di miglioramento della performance agonistica in sciatori trattati con coenzima Q10 o placebo

Figura 8 - Medicina Sportiva: incremento delle concentrazioni plasmatiche di Coenzima Q10 in ciclisti professionisti



Medicina sportiva (30-31)
L’attività del coenzima Q10 a livello della muscolatura scheletrica, espressa come capacità di migliorare la produzione di energia a livello cellulare, ha indotto l’impiego del coenzima Q10 anche in medicina sportiva, dove alcuni studi effettuati su atleti professionisti di ciclismo e sci di fondo hanno dimostrato l’effetto positivo sugli indici di performance fisica e del tono muscolare.
In uno studio finlandese 25 sciatori fondisti sono stati trattati con il coenzima Q10 o con placebo; i risultati hanno dimostrato un miglioramento di tutti gli indici di performance fisica. Il 94% degli atleti trattati con il coenzima Q10 ha ottenuto un miglioramento dei tempi e della loro performance, mentre nel gruppo trattato con placebo solo nel 33 % dei soggetti ha riscontrato tale risultato. (Fig. 7) In un altro studio effettuato su 18 ciclisti professionisti, suddivisi in due gruppi e trattati con Coenzima Q10 (n. 8) o placebo (n. 10), negli atleti in trattamento attivo è stato osservato che le concentrazioni plasmatiche di Coenzima Q10 risultavano più elevate rispetto a quelle rilevate negli atleti non in trattamento (Figura 8). Questo, ha permesso di riportare alla norma i tassi di Coenzima Q10 nei tessuti carenti con ripristino delle funzioni compromesse.

Altre indicazioni
Attualmente sono in corso studi di fase II sull’impiego del coenzima Q10 nel tumore al seno, nel diabete mellito, nell’AIDS, nel morbo di Alzheimer, patologie per le quali tuttavia, la reale efficacia terapeutica deve ancora essere confermata.

Conclusioni

La continua ricerca scientifica ha evidenziato come il coenzima Q10 sia certamente utile in molteplici situazioni cliniche neurologiche e cardiovascolari, ma non bisogna dimenticarne l’utilità nelle malattie caratterizzate da sbilanciamenti negativi delle bioenergie mitocondriali o da intenso stress ossidativo, e in tutte quelle altre situazioni in cui può ridursi l’energia necessaria all’apparato muscolare, come avviene a seguito di una intensa attività sportiva. La letteratura consiglia una maggiore cautela nell’utilizzo in patologie oncologiche, nel diabete mellito, nell’AIDS, nel morbo di Alzheimer in quanto non sono ancora disponibili dati sperimentali e /o clinici sull’impiego del coenzima Q10 in tali patologie. Disponibile senza ricetta medica, il coenzima Q10 può essere assunto come supplemento, alla dose di 50mg al giorno, sotto forma di capsule o di flaconcini da bere.

Coenzima Q10 sul WEB

http://www.dica33.it

http://www.sportmedicina.com

http://www.sicsport.it

http://it-farmaci.net

http://www.medicinenet.com

http://www.pharmacorama.com

http://ubidecarenone.diseasemap.com

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