Patologie articolari nel nuoto
e nella pallanuoto
Donato Rosa



NF-kB è un fattore di protezione tendineo endogeno?
Effetto di una combinazione
di nutrienti su tenociti
e macrofagi in vitro
G. Tajana




Un nuovo approccio
terapeutico nella patologia
tendinea
M. Muratore



Acqua e sport
Come aumentare la riserva alcalina
dell’atleta
Enrico Castellacci
Carlo Giammattei



Dalla riabilitazione
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Domenico Creta
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Anno 5 - Numero 2 - 2005
IL MEDICO SPORTIVO
Periodico di aggiornamento scientifico e
professionale


PATOLOGIE ARTICOLARI NEL NUOTO E NELLA PALLANUOTO
Donato Rosa
I Clinica Ortopedica - Università degli Studi di Napoli “Federico II”

Il nuoto alle Olimpiadi del 2000 ci ha dato grandi emozioni, non possiamo non ricordare o informare con piacere voi lettori dei grandi benefici di questo sport, e di come si sia sviluppato, sotto vari aspetti, nel corso degli anni. È considerato uno degli esercizi sportivi più completi perché atto a sviluppare gli arti superiori e inferiori e il torace; come attività agonistica è diffuso in tutto il mondo ed è una delle specialità più importanti dei giochi olimpici. Si ha notizia di gare di nuoto fin dall'antichità romana. Già a Roma, infatti, nei tempi dell'Impero, per dire che una persona era incapace, inetta, si usava il detto "non sa leggere, né nuotare…". Tale detto ha origini greche: sebbene non fosse uno sport incluso nelle Olimpiadi antiche, già i Greci prima ancora dei Romani lo praticavano ritenendolo uno sport nobile tanto che Platone considerava una persona non istruita chi non fosse in grado di nuotare.
Nel 1538 il tedesco Nicolas Wynman scrisse un trattato sul nuoto, ma in Europa si dovette arrivare all'Ottocento perché si diffondesse questa pratica sportiva e si sviluppassero tecniche in grado di rendere più razionale e redditizio lo sforzo muscolare impiegato.
Nel nuoto si è assistito negli ultimi 15-20 anni al crollo continuo dei record, a differenza di altri sport, come ad esempio l'atletica, dove i record resistono molto più tenacemente. La ragione sta nel fatto che nel nuoto, anche per i grandi campioni, esisteva sostanzialmente una condizione di sottoallenamento (cioè di scarso allenamento). Questo in ragione del fatto che l'elevata resistenza all'avanzamento offerta dall'acqua impedisce il raggiungimento di velocità elevate. I miglioramenti atletici si sono ottenuti accorciando le distanze di allenamento ed aumentando la velocità su distanze più brevi. La programmazione dell'allenamento nel nuoto si può attualmente avvalere dell'ausilio della modellistica al computer che considera in modo globale il peso di vari fattori che includono le differenze biotipologiche e tra i diversi stili.
Tuttavia, il maggiore peso dato all’allenamento ha portato conseguenze non solo sulle capacità atletiche degli sportivi consentendogli di migliorare le proprie prestazioni ma, proprio per questo, ha anche comportato una maggiore attenzione sull’apparato muscolare e, in particolare, sulle articolazioni di questi atleti.
È assodato che i carichi di lavoro eccessivi per intensità o durata di somministrazione possono favorire la comparsa di sindromi dolorose ad evoluzione cronica in tutti i distretti dell’apparato locomotore.
Altrettanto certo è che ben il 50% delle lesioni da sport sono provocate dal sovraccarico funzionale inteso come effetto lesivo di sollecitazioni interattive ripetute ciclicamente per tempi prolungati o con intensità elevate.
Il sovraccarico funzionale si manifesta a livello delle strutture impegnate dal gesto sportivo sia durante l’allenamento sia durante la gara, con esordio spesso lento e insidioso, secondo una precisa collocazione tra l’attività potenzialmente lesiva ed espressività clinica con localizzazioni spesso tipiche per ciascuna disciplina sportiva.
Se si considera che un nuotatore professionista , durante una stagione di gare di 10 mesi, esegue almeno 1 milione di bracciate, ben si comprendono le implicazioni che ciò può comportare sui tendini e sull’articolazione della spalla, quali sindromi dolorose ecc.
Occorre tenere presente che gli effetti lesivi del sovraccarico funzionale e le relative manifestazioni cliniche, possono comparire a carico di qualsiasi formazione dell’apparato locomotore con interessamento specifico dei tendini, cartilagini articolari ed ossa.
La sollecitazione tensoria sul tendine provoca una deformazione elastica per allungamenti sino al 4% della sua lunghezza a riposo e per allungamenti compresi tra il 4-8% la deformazione assume caratteristiche plastiche con lesioni ultra-strutturali e rottura dei ponti intermolecolari.
Invece, la cartilagine articolare è più adatta a sopportare stress compressivi ma è più suscettibile agli stress da trazione o da taglio. Per quanto attiene l’osso, la quasi totalità delle osservazioni va attribuita alle forme da fatica che si realizzano attraverso un meccanismo patogenetico sproporzionato rispetto alla richiesta funzionale e alla capacità dell’osso a resistere ad esso.
Va infine ricordato che, a parità di trauma, non in tutti gli atleti si riscontrano lesioni di questo tipo; ciò si spiega tenendo presente che i fattori meccanici agiscono su substrati anagrafici, anatomici, genetici, umorali e metabolici differenti che ne condizionano la risposta e le reattività.


Nel nuoto e nella pallanuoto, sport in cui si utilizzano in modo paritario ogni componente dell’apparato muscoloscheletrico, le patologie che interessano questi atleti sono quasi esclusivamente da overuse e interessano prevalentemente le articolazioni della spalla, del ginocchio, della gamba e del piede.
In questi sport occorre tenere conto dei vari stili con cui si pratica: così gli stili maggiormente colpiti da patologie muscolo-scheletriche sono rappresentati dallo stile libero, dal dorso, dalla farfalla, dalla rana e dal delfino.
Le cause più frequenti sono rappresentate da macro e microtraumi, stati infiammatori e degenerativi e le patologie di maggiore riscontro nei nuotatori sono la sindrome da impingement della spalla, la sublussazione e la lussazione della spalla uni-multidirezionale, le tendinopatie della cuffia dei rotatori, patologie del complesso bicipitale, sinoviti, borsiti, artropatie acromioclaveari, infiammazione prima e rottura poi del collaterale interno del ginocchio, infiammazione del retinacolo dei tendini estensori del piede. I traumi acuti del cingolo scapolare (fratture, lussazioni) non sono molto frequenti nel nuoto e nella pallanuoto, eccezione fatta per quei casi in cui l’infortunio si verifichi in particolari condizioni di agonismo.
L’elevata incidenza di sindromi da sovraccarico della spalla in questi atleti è in parte giustificata dal fatto che nella maggioranza degli stili la spinta propulsiva è sostenuta prevalentemente dagli arti superiori con la spalla che compie range molto ampi di escursioni articolari e numerose rivoluzioni.
Dal punto di vista patogenetico il rischio microtraumatico è maggiore nelle fasi di trazione e di recupero della bracciata nel nuoto e nelle fasi di caricamento, accelerazione ed accompagnamento del tiro nella pallanuoto. Nei nuotatori, pertanto, il problema sembra più legato alla straordinaria forza esercitata dai muscoli della cuffia dei rotatori che non agli stress ripetuti dei muscoli in allenamento.
Frequentemente un trauma acuto o, più probabilmente, uno stress cronico a livello della cuffia può provocare un’alterazione funzionale con deficit muscolare a carico particolarmente del sovraspinato; ciò può causare infiammazione della membrana sottodeltoidea con ispessimento del tessuto della borsa e conseguente aumento delle possibilità di impingement.
Nell’esaminare la spalla dei nuotatori e dei lanciatori di pallanuoto occorre tenere conto che generalmente essi hanno una extrarotazione superiore alla norma; infatti passano da una flessione anteriore di 80° ad una di 100° con intrarotazione. Il dolore di solito avvertito sulla superficie anteriore della spalla è un segno di impingement.
Inoltre occorre considerare che a seconda dello stadio anatomopatologico della sindrome da conflitto sottoacromiale, potremmo osservare un diverso quadro clinico: nella tendinite dei nuotatori, in particolare nei liberisti e ranisti in fase di trazione, il dolore si manifesta anteriormente con irradiazione postero-laterale, dopo circa 500 metri di allenamento per poi scomparire e riacutizzarsi al termine dell’allenamento ma rimanendo assente a riposo.
La tenosinovite del capo lungo del bicipite può essere presente in tutti gli stili con dolore localizzato in sede anteriore e irradiazione alla faccia anteriore del braccio fino alla piega del gomito. Nei primi stadi del conflitto è sempre presente una borsite sottoacromiodeltoidea.
La tendinosi dei ruotatori che compare in tutti gli stili, presenta dolore in sede antero-laterale con irradiazione in regione deltoidea e bicipitale. L’instabilità anteriore rappresenta il problema maggiore quando si riporta la testa dell’omero nella sua normale posizione.

L’instabilità può essere:
• anteriore con sintomi al braccio in abduzione ed extrarotazione;
• posteriore, meno frequentemente associata a lassità della spalla, ma diffusa nei nuotatori;
• inferiore, di solito associata ad altre;
• superiore, associata spesso alla sindrome da impingement in particolare nei nuotatori e lanciatori;
• multidirezionale, sempre da considerare in corso di diagnosi per instabilità.

Altre patologie cui possono essere colpiti i pallanuotisti sono la sindrome dello stretto toracico superiore scatenata dai reiterati movimenti di abduzione ed extrarotazione tipici del tiro, la instabilità articolare mediale del gomito specie nelle fasi di caricamento e finta in cui subisce un sovraccarico in valgo, la sintomatologia dolorosa a carico del legamento collaterale mediale e a volte del margine inferiore e mediale della rotula, patologia frequente nei ranisti.
Infine, occorre menzionare le lesioni a carico della mano nel pallanuotista che sono rappresentate da lacerazioni parziali dovute per lo più a violente lateralizzazioni delle dita, dito a martello, avulsioni dei tendini flessori, rotture dei legamenti collaterali delle metacarpofalangee del pollice, fratture delle falangi, metacarpi, scafoide ed uncinato.
Da una indagine svolta su 130 atleti agonisti, 75 uomini e 55 donne, di età compresa tra gli 11 e 22 anni sono stati estrapolati i dati riportati nelle figure 1 e 2.
A conclusione di questa breve panoramica delle patologie nei nuotatori e nei pallanuotisti professionisti, occorre richiamare l’attenzione sulla importanza della prevenzione o quanto meno della riduzione della possibilità di insorgenza e/o della gravità delle manifestazioni cliniche tipiche del nuoto e della pallanuoto:

1. sviluppare e mantenere una corretta e adeguata mobilità articolare
2. elaborare un programma bilanciato di rinforzo specifico dei gruppi muscolari della spalla
3. attuare strategie di screening e di monitoraggio
4. correggere eventuali maleallineamenti posturali
5. insegnare a secco e in acqua la corretta esecuzione del gesto atletico e correggerlo, dove necessario
6. educare allenatori ed atleti a riconoscere i primi segni di affaticamento
7. pianificare attentamente delle sedute di allenamento, consentendo un adeguato riscaldamento preliminare fuori e dentro l’acqua
8. programmare il carico di lavoro nel corso della stagione.

Solo grazie alla conoscenza ed alla applicazione di tutti o di parte di questi concetti preventivi di base, è auspicabile che si ottenga una sensibile riduzione degli eventi traumatici ponderali negli atleti professionisti di queste attività sportive acquatiche.

I tendini rappresentano gli elementi fondamentali di comunicazione per trasmettere, distribuire e graduare le sollecitazioni che le attività muscolari esercitano sull'apparato scheletrico.
Sono strutture facilmente vulnerabili agli insulti traumatici o microtraumatici in particolare quando l’organismo è carente dei microelementi nutrizionali essenziali per il buon funzionamento e la conservazione del tendine stesso.
Sembra confermato dalla letteratura internazionale che l’apporto di tali microelementi sia fondamentale per prevenire, mitigare, trattare i danni tendinei provocati dall’attività muscolare.
Inoltre, nuove acquisizioni hanno permesso di chiarire la struttura complessa dei tendini e di identificare quali siano i microelementi essenziali: Alfa-Ketoglutarato di Ornitina (OKG), Metil-Solfonil-Metano (MSM), L-Lisina, Vitamina C, Biotina, Glucosamina-Solfato e Condroitin-Solfato.
L’Alfa-Ketoglutarato di Ornitina (OKG) è un composto presente nel contesto di importanti meccanismi cellulari di produzione dell’energia recentemente introdotto come complemento integrativo nella terapia ricostituente delle condizioni di particolare debilitazione fisica quali: stati di malnutrizione, alterazioni muscolari congenite, tendinopatie.
La letteratura scientifica internazionale suggerisce l’integrazione di OKG nella terapia del recupero degli stati post-traumatici e nel miglioramento del tono muscolare in pazienti affetti da deficit di tale elemento.
Il Metil-Solfonil-Metano (MSM), forma naturale dello zolfo organico, è un agente terapeutico unico utilizzato in tutto il mondo per il trattamento di molti disturbi infiammatori e dolorosi. Dati di letteratura indicano che lo zolfo è un minerale di fondamentale importanza per tutte le funzioni delle nostre cellule. In caso di carenza di zolfo l’organismo non riesce a ricostruire cellule sane, flessibili e soprattutto permeabili. L’importanza della permeabilità cellulare risiede nel fatto che una elevata permeabilità favorisce l’eliminazione delle “tossine” che si formano al loro interno e l’assorbimento delle sostanze nutrienti. Ciò spiega la capacità dell’MSM di lenire il dolore che spesso è causato da un accumulo di sostanze tossiche nelle articolazioni, nei muscoli e nei tendini.
La L-Lisina è un aminoacido essenziale e, oltre a svolgere una funzione come componente della molecola proteica, è anche un precursore di molecole con importanti funzioni biologiche. È un aminoacido fondamentale per la stabilità e la densità del collagene in quanto ne promuove la formazione; inoltre, protegge la cartilagine e i tessuti connettivi in genere.
La vitamina C, oltre a tutte le riconosciute funzioni antiossidanti, è fondamentale nel caso specifico delle patologie articolari per il metabolismo della Lisina nel processo di costruzione del collagene.
È necessario un rifornimento continuo, infatti il corpo umano non è capace di sintetizzarla. La vitamina C è un potente antiossidante stimola la crescita dei fibroblasti e la sintesi di nuovo collagene.
La biotina è una vitamina idrosolubile del complesso B prodotta dalla flora batterica intestinale e dall’alimentazione. È presente nella formazione di acidi grassi, nella sintesi dell’acido nucleico e nell’ossidazione di acidi grassi e carboidrati. Una carenza di biotina nell’uomo causa dolori muscolari, inappetenza, pelle secca, mancanza di energia, insonnia e disturbi al sistema nervoso.
La Glucosamina-solfato è un amino-monosaccaride necessario alla formazione delle catene di glicosaminoglicani della cartilagine articolare ed è utilizzata da anni nelle patologie artrosiche in quanto entra a far parte del pool metabolico per la biosintesi dei glicosaminoglicani. Ha azione sul metabolismo cartilagineo e esplica attività antiflogistica.
Il Condroitin-solfato lavora in sinergia con la glucosamina in quanto costituisce il substrato per la sintesi di nuova matrice cartilaginea. La sua particolare conformazione le permette di attrarre e trattenere molta acqua da cedere ai glicosaminoglicani, indispensabile per nutrire e lubrificare le articolazioni.
L’ampia letteratura scientifica su tali complementi ha evidenziato come essi, singolarmente o in sinergia, siano particolarmente efficaci nel mantenere la funzionalità dei tendini, in particolare in soggetti con carenze nutrizionali o sotto sforzo fisico. Tali evidenze scientifiche sulle proprietà di questi elementi hanno consentito di ottenere EUTEND® (complemento alimentare a base di Alfa-Ketoglutarato di Ornitina (OKG), Metil-Solfonil-Metano (MSM), L-Lisina, Vitamina C, Biotina, Glucosamina-Solfato e Condroitin-Solfato) e i cui componenti sono stati appositamente studiati e selezionati per via della loro spiccata attività sinergica che assicura il corretto apporto all’organismo così da integrare ed aumentare le difese naturali dell’organismo.

INGREDIENTI:
Ogni bustina contiene: alfa-ketoglutarato di ornitina, metil-solfonil-metano, l-lisina, Vitamina C, biotina, glucosamina-solfato e condroitin-solfato. EUTEND® è disponibile in astuccio contenente 20 bustine da 3 mg (peso netto confezione: 60 mg).

INDICAZIONI:

EUTEND® è un complemento alimentare indicato per riequilibrare e apportare una quota supplementare dei nutrienti contenuti, in presenza di carenze alimentari o di aumentati fabbisogni. Coadiuvante nei processi riparativi tendinei.

MODALITÀ D’USO:
Si consiglia l’assunzione di 1-2 bustine al giorno prima dei pasti principali.
È importante seguire un’assunzione regolare e costante del prodotto per garantire un giusto apporto necessario ad integrare e rafforzare le difese dell’organismo. Versare il contenuto di una bustina in poca acqua, mescolare rapidamente e bere subito.

DATA DI SCADENZA:

Non utilizzare EUTEND® dopo la data di scadenza indicata sulla confezione. Tale data si riferisce al prodotto in confezionamento integro correttamente conservato. Tenere lontano dalla portata dei bambini.

AVVERTENZE:
Non eccedere la dose giornaliera raccomandata.
Questo complemento alimentare non deve essere inteso come sostituto di una dieta variata.

PRECAUZIONI PER LA CONSERVAZIONE:
Conservare la confezione in un luogo fresco ed asciutto. Evitare l'esposizione a fonti di calore localizzate.
Prodotto notificato al Ministero della Salute ai sensi del D.L. 30/07/04

OFFICINA DI PRODUZIONE:
Pharcoterm s.p.a.
Via Merli, 1
20095 Cusano Milanino (MI)
PharmaItalia s.r.l.
Via Vittor Pisani 93
Corato su concessione di vendita di

AgePHARMA s.r.l.
Via Carlo Alberto, 74
27058 Voghera (PV)

MSM
Metil-Solfonil-Metano
è la forma naturale di zolfo organico necessario al funzionamento
della matrice ed al mantenimento dell’omeostasi generale del tenadine

OKG
Ornitina
a-chetoglutarato
attraverso l’interconversione
in arginina e glutamina blocca
la fase catabolica indotta
dalla lesione tendinea e promuove
la fase anabolica riparativa

Biotina
attiva il metabolismo attraverso
la produzione di acetil-CoA
e la regolazione delle reazioni
di carbossilazione.
Inoltre modula l’espressione genica assicurando la trascrizione di molecole
che intervengono nei processi
di riparazione tissutale

L-Lisina
è un aminoacido essenziale che stabilizza
la componente collagenica tendinea
ed inibisce la fase catabolica attiva attraverso la sintesi della carnitina
e la beta ossidazione degli acidi grassi

Vitamina C
regola la formazione e la stabilizzazione
del collagene e svolge una azione
anti-ROS direttamente
ed indirettamente modulando
l’azione della perossiderossina

Glucosamina solfato e Condroitin solfato
attraverso la sintesi dei proteoglicani controllano l’organizzazione
e la stabilizzazione del collagene.
Favoriscono i processi biosintetici
bloccando le reazioni degradative
e/o infiammatorie

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