PATOLOGIE
ARTICOLARI NEL NUOTO E NELLA PALLANUOTO
Donato Rosa
I Clinica Ortopedica - Università degli Studi di
Napoli “Federico II”
Il nuoto alle Olimpiadi
del 2000 ci ha dato grandi emozioni, non possiamo non ricordare
o informare con piacere voi lettori dei grandi benefici
di questo sport, e di come si sia sviluppato, sotto vari
aspetti, nel corso degli anni. È considerato uno
degli esercizi sportivi più completi perché
atto a sviluppare gli arti superiori e inferiori e il torace;
come attività agonistica è diffuso in tutto
il mondo ed è una delle specialità più
importanti dei giochi olimpici. Si ha notizia di gare di
nuoto fin dall'antichità romana. Già a Roma,
infatti, nei tempi dell'Impero, per dire che una persona
era incapace, inetta, si usava il detto "non sa leggere,
né nuotare…". Tale detto ha origini greche:
sebbene non fosse uno sport incluso nelle Olimpiadi antiche,
già i Greci prima ancora dei Romani lo praticavano
ritenendolo uno sport nobile tanto che Platone considerava
una persona non istruita chi non fosse in grado di nuotare.
Nel 1538 il tedesco Nicolas Wynman scrisse un trattato sul
nuoto, ma in Europa si dovette arrivare all'Ottocento perché
si diffondesse questa pratica sportiva e si sviluppassero
tecniche in grado di rendere più razionale e redditizio
lo sforzo muscolare impiegato.
Nel nuoto si è assistito negli ultimi 15-20 anni
al crollo continuo dei record, a differenza di altri sport,
come ad esempio l'atletica, dove i record resistono molto
più tenacemente. La ragione sta nel fatto che nel
nuoto, anche per i grandi campioni, esisteva sostanzialmente
una condizione di sottoallenamento (cioè di scarso
allenamento). Questo in ragione del fatto che l'elevata
resistenza all'avanzamento offerta dall'acqua impedisce
il raggiungimento di velocità elevate. I miglioramenti
atletici si sono ottenuti accorciando le distanze di allenamento
ed aumentando la velocità su distanze più
brevi. La programmazione dell'allenamento nel nuoto si può
attualmente avvalere dell'ausilio della modellistica al
computer che considera in modo globale il peso di vari fattori
che includono le differenze biotipologiche e tra i diversi
stili.
Tuttavia, il maggiore peso dato all’allenamento ha
portato conseguenze non solo sulle capacità atletiche
degli sportivi consentendogli di migliorare le proprie prestazioni
ma, proprio per questo, ha anche comportato una maggiore
attenzione sull’apparato muscolare e, in particolare,
sulle articolazioni di questi atleti.
È assodato che i carichi di lavoro eccessivi per
intensità o durata di somministrazione possono favorire
la comparsa di sindromi dolorose ad evoluzione cronica in
tutti i distretti dell’apparato locomotore.
Altrettanto certo è che ben il 50% delle lesioni
da sport sono provocate dal sovraccarico funzionale inteso
come effetto lesivo di sollecitazioni interattive ripetute
ciclicamente per tempi prolungati o con intensità
elevate.
Il sovraccarico funzionale si manifesta a livello delle
strutture impegnate dal gesto sportivo sia durante l’allenamento
sia durante la gara, con esordio spesso lento e insidioso,
secondo una precisa collocazione tra l’attività
potenzialmente lesiva ed espressività clinica con
localizzazioni spesso tipiche per ciascuna disciplina sportiva.
Se si considera che un nuotatore professionista , durante
una stagione di gare di 10 mesi, esegue almeno 1 milione
di bracciate, ben si comprendono le implicazioni che ciò
può comportare sui tendini e sull’articolazione
della spalla, quali sindromi dolorose ecc.
Occorre tenere presente che gli effetti lesivi del sovraccarico
funzionale e le relative manifestazioni cliniche, possono
comparire a carico di qualsiasi formazione dell’apparato
locomotore con interessamento specifico dei tendini, cartilagini
articolari ed ossa.
La sollecitazione tensoria sul tendine provoca una deformazione
elastica per allungamenti sino al 4% della sua lunghezza
a riposo e per allungamenti compresi tra il 4-8% la deformazione
assume caratteristiche plastiche con lesioni ultra-strutturali
e rottura dei ponti intermolecolari.
Invece, la cartilagine articolare è più adatta
a sopportare stress compressivi ma è più suscettibile
agli stress da trazione o da taglio. Per quanto attiene
l’osso, la quasi totalità delle osservazioni
va attribuita alle forme da fatica che si realizzano attraverso
un meccanismo patogenetico sproporzionato rispetto alla
richiesta funzionale e alla capacità dell’osso
a resistere ad esso.
Va infine ricordato che, a parità di trauma, non
in tutti gli atleti si riscontrano lesioni di questo tipo;
ciò si spiega tenendo presente che i fattori meccanici
agiscono su substrati anagrafici, anatomici, genetici, umorali
e metabolici differenti che ne condizionano la risposta
e le reattività.
Nel nuoto e nella pallanuoto, sport in cui si utilizzano
in modo paritario ogni componente dell’apparato muscoloscheletrico,
le patologie che interessano questi atleti sono quasi esclusivamente
da overuse e interessano prevalentemente le articolazioni
della spalla, del ginocchio, della gamba e del piede.
In questi sport occorre tenere conto dei vari stili con
cui si pratica: così gli stili maggiormente colpiti
da patologie muscolo-scheletriche sono rappresentati dallo
stile libero, dal dorso, dalla farfalla, dalla rana e dal
delfino.
Le cause più frequenti sono rappresentate da macro
e microtraumi, stati infiammatori e degenerativi e le patologie
di maggiore riscontro nei nuotatori sono la sindrome da
impingement della spalla, la sublussazione e la lussazione
della spalla uni-multidirezionale, le tendinopatie della
cuffia dei rotatori, patologie del complesso bicipitale,
sinoviti, borsiti, artropatie acromioclaveari, infiammazione
prima e rottura poi del collaterale interno del ginocchio,
infiammazione del retinacolo dei tendini estensori del piede.
I traumi acuti del cingolo scapolare (fratture, lussazioni)
non sono molto frequenti nel nuoto e nella pallanuoto, eccezione
fatta per quei casi in cui l’infortunio si verifichi
in particolari condizioni di agonismo.
L’elevata incidenza di sindromi da sovraccarico della
spalla in questi atleti è in parte giustificata dal
fatto che nella maggioranza degli stili la spinta propulsiva
è sostenuta prevalentemente dagli arti superiori
con la spalla che compie range molto ampi di escursioni
articolari e numerose rivoluzioni.
Dal punto di vista patogenetico il rischio microtraumatico
è maggiore nelle fasi di trazione e di recupero della
bracciata nel nuoto e nelle fasi di caricamento, accelerazione
ed accompagnamento del tiro nella pallanuoto. Nei nuotatori,
pertanto, il problema sembra più legato alla straordinaria
forza esercitata dai muscoli della cuffia dei rotatori che
non agli stress ripetuti dei muscoli in allenamento.
Frequentemente un trauma acuto o, più probabilmente,
uno stress cronico a livello della cuffia può provocare
un’alterazione funzionale con deficit muscolare a
carico particolarmente del sovraspinato; ciò può
causare infiammazione della membrana sottodeltoidea con
ispessimento del tessuto della borsa e conseguente aumento
delle possibilità di impingement.
Nell’esaminare la spalla dei nuotatori e dei lanciatori
di pallanuoto occorre tenere conto che generalmente essi
hanno una extrarotazione superiore alla norma; infatti passano
da una flessione anteriore di 80° ad una di 100°
con intrarotazione. Il dolore di solito avvertito sulla
superficie anteriore della spalla è un segno di impingement.
Inoltre occorre considerare che a seconda dello stadio anatomopatologico
della sindrome da conflitto sottoacromiale, potremmo osservare
un diverso quadro clinico: nella tendinite dei nuotatori,
in particolare nei liberisti e ranisti in fase di trazione,
il dolore si manifesta anteriormente con irradiazione postero-laterale,
dopo circa 500 metri di allenamento per poi scomparire e
riacutizzarsi al termine dell’allenamento ma rimanendo
assente a riposo.
La tenosinovite del capo lungo del bicipite può essere
presente in tutti gli stili con dolore localizzato in sede
anteriore e irradiazione alla faccia anteriore del braccio
fino alla piega del gomito. Nei primi stadi del conflitto
è sempre presente una borsite sottoacromiodeltoidea.
La tendinosi dei ruotatori che compare in tutti gli stili,
presenta dolore in sede antero-laterale con irradiazione
in regione deltoidea e bicipitale. L’instabilità
anteriore rappresenta il problema maggiore quando si riporta
la testa dell’omero nella sua normale posizione.
L’instabilità può essere:
• anteriore con sintomi al braccio in abduzione ed
extrarotazione;
• posteriore, meno frequentemente associata a lassità
della spalla, ma diffusa nei nuotatori;
• inferiore, di solito associata ad altre;
• superiore, associata spesso alla sindrome da impingement
in particolare nei nuotatori e lanciatori;
• multidirezionale, sempre da considerare in corso
di diagnosi per instabilità.
Altre patologie cui possono essere colpiti i pallanuotisti
sono la sindrome dello stretto toracico superiore scatenata
dai reiterati movimenti di abduzione ed extrarotazione tipici
del tiro, la instabilità articolare mediale del gomito
specie nelle fasi di caricamento e finta in cui subisce
un sovraccarico in valgo, la sintomatologia dolorosa a carico
del legamento collaterale mediale e a volte del margine
inferiore e mediale della rotula, patologia frequente nei
ranisti.
Infine, occorre menzionare le lesioni a carico della mano
nel pallanuotista che sono rappresentate da lacerazioni
parziali dovute per lo più a violente lateralizzazioni
delle dita, dito a martello, avulsioni dei tendini flessori,
rotture dei legamenti collaterali delle metacarpofalangee
del pollice, fratture delle falangi, metacarpi, scafoide
ed uncinato.
Da una indagine svolta su 130 atleti agonisti, 75 uomini
e 55 donne, di età compresa tra gli 11 e 22 anni
sono stati estrapolati i dati riportati nelle figure 1 e
2.
A conclusione di questa breve panoramica delle patologie
nei nuotatori e nei pallanuotisti professionisti, occorre
richiamare l’attenzione sulla importanza della prevenzione
o quanto meno della riduzione della possibilità di
insorgenza e/o della gravità delle manifestazioni
cliniche tipiche del nuoto e della pallanuoto:
1. sviluppare e mantenere una corretta e adeguata mobilità
articolare
2. elaborare un programma bilanciato di rinforzo specifico
dei gruppi muscolari della spalla
3. attuare strategie di screening e di monitoraggio
4. correggere eventuali maleallineamenti posturali
5. insegnare a secco e in acqua la corretta esecuzione del
gesto atletico e correggerlo, dove necessario
6. educare allenatori ed atleti a riconoscere i primi segni
di affaticamento
7. pianificare attentamente delle sedute di allenamento,
consentendo un adeguato riscaldamento preliminare fuori
e dentro l’acqua
8. programmare il carico di lavoro nel corso della stagione.
Solo grazie alla conoscenza ed alla applicazione di tutti
o di parte di questi concetti preventivi di base, è
auspicabile che si ottenga una sensibile riduzione degli
eventi traumatici ponderali negli atleti professionisti
di queste attività sportive acquatiche.

I tendini rappresentano
gli elementi fondamentali di comunicazione per trasmettere,
distribuire e graduare le sollecitazioni che le attività
muscolari esercitano sull'apparato scheletrico.
Sono strutture facilmente vulnerabili agli insulti traumatici
o microtraumatici in particolare quando l’organismo
è carente dei microelementi nutrizionali essenziali
per il buon funzionamento e la conservazione del tendine
stesso.
Sembra confermato dalla letteratura internazionale che l’apporto
di tali microelementi sia fondamentale per prevenire, mitigare,
trattare i danni tendinei provocati dall’attività
muscolare.
Inoltre, nuove acquisizioni hanno permesso di chiarire la
struttura complessa dei tendini e di identificare quali
siano i microelementi essenziali: Alfa-Ketoglutarato di
Ornitina (OKG), Metil-Solfonil-Metano (MSM), L-Lisina, Vitamina
C, Biotina, Glucosamina-Solfato e Condroitin-Solfato.
L’Alfa-Ketoglutarato di Ornitina (OKG) è un
composto presente nel contesto di importanti meccanismi
cellulari di produzione dell’energia recentemente
introdotto come complemento integrativo nella terapia ricostituente
delle condizioni di particolare debilitazione fisica quali:
stati di malnutrizione, alterazioni muscolari congenite,
tendinopatie.
La letteratura scientifica internazionale suggerisce l’integrazione
di OKG nella terapia del recupero degli stati post-traumatici
e nel miglioramento del tono muscolare in pazienti affetti
da deficit di tale elemento.
Il Metil-Solfonil-Metano (MSM), forma naturale dello zolfo
organico, è un agente terapeutico unico utilizzato
in tutto il mondo per il trattamento di molti disturbi infiammatori
e dolorosi. Dati di letteratura indicano che lo zolfo è
un minerale di fondamentale importanza per tutte le funzioni
delle nostre cellule. In caso di carenza di zolfo l’organismo
non riesce a ricostruire cellule sane, flessibili e soprattutto
permeabili. L’importanza della permeabilità
cellulare risiede nel fatto che una elevata permeabilità
favorisce l’eliminazione delle “tossine”
che si formano al loro interno e l’assorbimento delle
sostanze nutrienti. Ciò spiega la capacità
dell’MSM di lenire il dolore che spesso è causato
da un accumulo di sostanze tossiche nelle articolazioni,
nei muscoli e nei tendini.
La L-Lisina è un aminoacido essenziale e, oltre a
svolgere una funzione come componente della molecola proteica,
è anche un precursore di molecole con importanti
funzioni biologiche. È un aminoacido fondamentale
per la stabilità e la densità del collagene
in quanto ne promuove la formazione; inoltre, protegge la
cartilagine e i tessuti connettivi in genere.
La vitamina C, oltre a tutte le riconosciute funzioni antiossidanti,
è fondamentale nel caso specifico delle patologie
articolari per il metabolismo della Lisina nel processo
di costruzione del collagene.
È necessario un rifornimento continuo, infatti il
corpo umano non è capace di sintetizzarla. La vitamina
C è un potente antiossidante stimola la crescita
dei fibroblasti e la sintesi di nuovo collagene.
La biotina è una vitamina idrosolubile del complesso
B prodotta dalla flora batterica intestinale e dall’alimentazione.
È presente nella formazione di acidi grassi, nella
sintesi dell’acido nucleico e nell’ossidazione
di acidi grassi e carboidrati. Una carenza di biotina nell’uomo
causa dolori muscolari, inappetenza, pelle secca, mancanza
di energia, insonnia e disturbi al sistema nervoso.
La Glucosamina-solfato è un amino-monosaccaride necessario
alla formazione delle catene di glicosaminoglicani della
cartilagine articolare ed è utilizzata da anni nelle
patologie artrosiche in quanto entra a far parte del pool
metabolico per la biosintesi dei glicosaminoglicani. Ha
azione sul metabolismo cartilagineo e esplica attività
antiflogistica.
Il Condroitin-solfato lavora in sinergia con la glucosamina
in quanto costituisce il substrato per la sintesi di nuova
matrice cartilaginea. La sua particolare conformazione le
permette di attrarre e trattenere molta acqua da cedere
ai glicosaminoglicani, indispensabile per nutrire e lubrificare
le articolazioni.
L’ampia letteratura scientifica su tali complementi
ha evidenziato come essi, singolarmente o in sinergia, siano
particolarmente efficaci nel mantenere la funzionalità
dei tendini, in particolare in soggetti con carenze nutrizionali
o sotto sforzo fisico. Tali evidenze scientifiche sulle
proprietà di questi elementi hanno consentito di
ottenere EUTEND® (complemento alimentare a base di Alfa-Ketoglutarato
di Ornitina (OKG), Metil-Solfonil-Metano (MSM), L-Lisina,
Vitamina C, Biotina, Glucosamina-Solfato e Condroitin-Solfato)
e i cui componenti sono stati appositamente studiati e selezionati
per via della loro spiccata attività sinergica che
assicura il corretto apporto all’organismo così
da integrare ed aumentare le difese naturali dell’organismo.
INGREDIENTI:
Ogni bustina contiene: alfa-ketoglutarato di ornitina, metil-solfonil-metano,
l-lisina, Vitamina C, biotina, glucosamina-solfato e condroitin-solfato.
EUTEND® è disponibile in astuccio contenente
20 bustine da 3 mg (peso netto confezione: 60 mg).
INDICAZIONI:
EUTEND® è un complemento alimentare indicato
per riequilibrare e apportare una quota supplementare dei
nutrienti contenuti, in presenza di carenze alimentari o
di aumentati fabbisogni. Coadiuvante nei processi riparativi
tendinei.
MODALITÀ D’USO:
Si consiglia l’assunzione di 1-2 bustine al giorno
prima dei pasti principali.
È importante seguire un’assunzione regolare
e costante del prodotto per garantire un giusto apporto
necessario ad integrare e rafforzare le difese dell’organismo.
Versare il contenuto di una bustina in poca acqua, mescolare
rapidamente e bere subito.
DATA DI SCADENZA:
Non utilizzare EUTEND® dopo la data di scadenza indicata
sulla confezione. Tale data si riferisce al prodotto in
confezionamento integro correttamente conservato. Tenere
lontano dalla portata dei bambini.
AVVERTENZE:
Non eccedere la dose giornaliera raccomandata.
Questo complemento alimentare non deve essere inteso come
sostituto di una dieta variata.
PRECAUZIONI PER LA CONSERVAZIONE:
Conservare la confezione in un luogo fresco ed asciutto.
Evitare l'esposizione a fonti di calore localizzate.
Prodotto notificato al Ministero della Salute ai sensi del
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Pharcoterm s.p.a.
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20095 Cusano Milanino (MI)
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Corato su concessione di vendita di
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27058 Voghera (PV)
MSM
Metil-Solfonil-Metano
è la forma naturale di zolfo organico necessario
al funzionamento
della matrice ed al mantenimento dell’omeostasi generale
del tenadine
OKG
Ornitina
a-chetoglutarato
attraverso l’interconversione
in arginina e glutamina blocca
la fase catabolica indotta
dalla lesione tendinea e promuove
la fase anabolica riparativa
Biotina
attiva il metabolismo attraverso
la produzione di acetil-CoA
e la regolazione delle reazioni
di carbossilazione.
Inoltre modula l’espressione genica assicurando la
trascrizione di molecole
che intervengono nei processi
di riparazione tissutale
L-Lisina
è un aminoacido essenziale che stabilizza
la componente collagenica tendinea
ed inibisce la fase catabolica attiva attraverso la sintesi
della carnitina
e la beta ossidazione degli acidi grassi
Vitamina C
regola la formazione e la stabilizzazione
del collagene e svolge una azione
anti-ROS direttamente
ed indirettamente modulando
l’azione della perossiderossina
Glucosamina solfato e Condroitin solfato
attraverso la sintesi dei proteoglicani controllano l’organizzazione
e la stabilizzazione del collagene.
Favoriscono i processi biosintetici
bloccando le reazioni degradative
e/o infiammatorie
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